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Mentre Isis affonda, al-Qaeda si riorganizza

Analisti e 007 lanciano l’allarme: mentre l’Occidente è impegnato a combattere lo Stato islamico, al-Qaeda si starebbe rafforzando

Mentre Isis affonda, al-Qaeda si riorganizza

Mentre l’Occidente è impegnato a combattere lo Stato islamico, al-Qaeda si starebbe rafforzando. Ne è sicuro il segretario della Difesa britannico Michael Follon che, dalle colonne del The Times, parla di “minaccia imminente” per il Regno Unito e l’Europa. Secondo Follon al-Qaeda “è vivo e vegeto tanto in Afghanistan, quanto in Siria, nello Yemen ed altrove”.

Sempre secondo i servizi di Sua Maestà, il gruppo, attualmente occupato in Siria con la sigla di Jabhat Fateh al-Sham (ex Fronte al-Nusra), sarebbe in attesa della debacle definitiva dell’antagonista Stato islamico per riconquistare lo scettro di leader del terrorismo internazionale mettendo a segno nuovi attentati.

Il 2014, con la proclamazione del Califfato e l’incoronazione di Abu Bakr al-Baghdadi “califfo dei musulmani”, l’organizzazione creata da Osama Bin Laden a guidata dal medico egiziano Ayman al-Zawahiri, perde progressivamente terreno e consensi. Lo scorso anno, su The Guardian, due leader qaedisti definirono Isis “un cancro che cresce all’interno del movimento jihadista”.

Il rapporto tra i due gruppi terroristici, secondo gli analisti, è destinato a rovesciarsi. Per Nigel Inkster, l’ex 007 britannico che oggi dirige il dipartimento Future conflict and cybersecurity, “al-Qaeda si starebbe riorganizzando” sotto la guida del giovane Hamza, il figlio venticinquenne di Osama Bin Laden tornato a far parlare di sé, lo scorso agosto, con un audio-messaggio di 29 minuti. Per Rita Katz, direttrice di Site Intelligence Group, “con Hamza Al-Qaeda sta tentando di rilanciare il marchio Bin Laden nel mondo”.

Nonostante l’avvento di Isis e l’eclissamento di al-Qaeda dalla scena mediatica, il gruppo jihadista afghano non è mai scomparso del tutto. Anzi, negli ultimi anni, ha portato avanti una silenziosa e tenace politica di radicamento su scala locale che si distacca da quella adottata dalla rivale Isis.

“Non costringiamo nessuno a riconoscere la nostra autorità, non minacciamo decapitazioni, non scomunichiamo chi ci combatte”: è questo il segreto, svelato dallo stesso al-Zawhairi, grazie a cui il gruppo islamista è riuscito a resistere alle spallate del Califfo conquistando la fedeltà di numerosi mujaeddin che, dal Sahel al sud est asiatico, non hanno mai ceduto alle lusinghe di Baghdadi.

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