Controcultura

Le "Meraviglie" del magnetico Alberto Angela

Le "Meraviglie" del magnetico Alberto Angela

Parlare di cultura, bellezza, paesaggio, patrimonio artistico in prima serata per due ore e su Raiuno è impresa difficile. Diventa poi impossibile se si rinuncia alla polemica, se si evitano atteggiamenti gigioneschi o abiti strani. A meno che uno non si chiami Alberto Angela. In tal caso il risultato non è solo garantito, ma anche spettacolare: oltre 5 milioni e mezzo di spettatori, 23,3% di share per la seconda delle quattro puntate di Meraviglie. La penisola dei tesori.

Il programma di Angela premia una televisione generalista finalmente intelligente, di assoluta qualità, didattica senza essere didascalica, leggera nel trattare temi e argomenti corposi. Una televisione pubblica che torna a fare il proprio dovere educativo, che non è un salto all'indietro nei decenni, ma un format di sorprendente attualità, girato con dovizia di mezzi attraverso tecniche digitali di altissimo livello. Due ore che riescono a farci amare come non mai il Paese più bello del mondo e a farci dimenticare le storture, le brutture, le indecenze. Per due ore esiste soltanto l'Italia delle meraviglie.

Come non dire grazie ad Alberto Angela, come non apprezzare il tono pacato, sobrio, da erudito e conoscitore (una figura che a lungo ha dettato gusti e tendenze nella cultura novecentesca)? Lui che vanta un curriculum universitario di alto profilo, unendovi la curiosità dello studioso warburghiano: e pensare che c'è ancora qualche presunto intellettuale che parla di semplice divulgazione. Divulgazione, come manierismo o decorazione, sono termini dalla connotazione positiva: senza la capacità di parlare a un pubblico vasto, evitando la banalità e offrendo informazioni e documenti, la cultura oggi vale poco, in un tempo dalla soglia di attenzione davvero bassa.

Alberto invece è magnetico e confidenziale, ti guida fra la Reggia di Caserta, il capolavoro vanvitelliano, le colline langarole dove si fa il vino più buono del mondo nelle nebbie che furono di Cavour, fino all'Assisi del Santo e degli affreschi giotteschi. Accompagnato, di tanto in tanto, da testimoni locali d'eccezione: Toni Servillo, Paolo Conte, Monica Bellucci che raccontano il loro rapporto col territorio, in un memoir spesso nostalgico, sempre a mezza voce.

Un consenso sottolineato dai social che, in diretta, hanno ospitato commenti da strappare gli applausi. C'è persino chi ha suggerito di farlo ministro e in molti hanno sottolineato che le passeggiate di Alberto Angela hanno il merito di farci sentire per una volta orgogliosi di essere italiani.

Questa è politica, nella sola accezione nobile del termine. Enit e l'Associazione Italiana siti Unesco (l'Italia ne ha 53, la Cina - l'enorme Cina - 52 e già questo dovrebbe dare l'idea del tesoro in cui abbiamo la fortuna di vivere), di cui è presidente Giacomo Bassi, sindaco di San Gimignano, utilizzano Meraviglie per promuovere il turismo italiano nel mondo.

Dire ancora grazie ad Alberto Angela, a questo punto, è un dovere civile.

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