Economia

Mercati, la paura passerà

L’andamento dei mercati dopo i primi scrolloni di agosto ci ricorda quello di certe anime in un girone dantesco. Colpite dalla legge del contrappasso per aver peccato di eccessivo ottimismo nonostante avessero alle spalle quattro anni di rialzi a tripla cifra, ora sembrano delle anime che camminano curve con il terrore di guardare in alto. Il grande vantaggio rispetto all’immagine dantesca è che nel caso dei mercati il tempo sarà galantuomo: la paura passerà e risaliranno. Speriamo con più giudizio e meno baldanza; soprattutto reagendo con più equilibrio alle notizie buone o cattive.
Naturalmente l’attuale andamento delle Borse questa volta ha le sue chiare giustificazioni. Di fatto, di dati positivi se ne leggono pochi, di quelli negativi ahimè molti. Il lato peggiore ci sembra tuttavia che alcuni di quelli negativi appaiono peggiori di quello che erano sembrati all’inizio, mentre quelli positivi sono, per ora, un misto di «scontato» o semplicemente «sperato». Facciamo alcuni esempi.
A Poiché siamo in presenza di una «crisi del credito» con impatti crescenti su settori economici e società, conoscere a fondo la dimensione del mercato del debito è fondamentale e ancor più lo è poterne quantificare la parte marcia nella speranza che non contagi anche quella sana. Il mercato obbligazionario mondiale varrebbe 30mila miliardi di dollari. Per capire meglio la cifra diremo che è pari a circa 48 milioni di miliardi di vecchie lire; diciamo più o meno il Pil di Usa, Europa e Giappone! Di questi sono già emersi - tra perdite, salvataggi con linee di credito, sospensioni di riscatti, eccetera - circa 118 miliardi; in percentuale sembrano pochi, ma noi ne abbiamo già individuato parecchi in più.
B Il settore fisico immobiliare continua a deteriorarsi; scendono i prezzi e anche le vendite; la fine appare ancora lontana, anche se con intensità decrescente.
C Le grandi operazioni di fusione, fatte di norma a debito, sono divenute una rarità, mentre alcuni «fondi privati» e «hedge fund» hanno già chiuso. In sostanza molle importanti del lungo rialzo sono ancora semibloccate.
D Infine le conseguenze sui Pil dei vari Paesi le potremo meglio valutare verso il 20 settembre, quando conosceremo gli utili del terzo trimestre americano e tanti altri dati. Tra i fattori positivi - almeno nel breve - c’è sicuramente l’opera delle Banche centrali e la preannunziata disponibilità ad addolcire la politica monetaria; anche la riduzione degli «spread» tra titoli di Stato di Paesi emergenti, derivati o strutturati con i titoli di Stato Usa, è notevole; infine, per ora, la tenuta dei consumi in Usa. A questo punto insistiamo sulla solita previsione basata sulla storia dei cicli del passato. Oggi sembra che ci vorrà molto tempo per ritrovare la via del rialzo «stabile». Conclusione: massimo 30% in azioni; il resto in strumenti molto liquidi.

Se avremo ragione, potrà anche darsi che allora alcuni Paesi andranno pesati molto più di altri.

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