Controstorie

Il mercato delle donne per i ricchi scapoli cinesi

Il traffico di giovani "spose" imperversa da anni Dopo averle ingravidate i mariti le fanno prostituire

Il mercato delle donne per i ricchi scapoli cinesi

Una vera e propria tratta di ragazze che dura da tempo. Un'organizzazione collaudata per costringere le giovani pakistane a sposare uomini cinesi prima di avviarle alla prostituzione. Le autorità in Pakistan hanno fermato questo traffico arrestando dieci cittadini cinesi e quattro pakistani. Ma potrebbe essere solo la punta di un iceberg.

Jameel Ahmed Khan, un alto funzionario della Federal Investigation Agency (FIA) a Lahore, capitale della provincia del Punjab, ha spiegato le dinamiche di una storia che pare vada avanti, in maniera sistematica, da diversi anni: con l'aiuto di uomini del posto, i cinesi adescavano ragazzine povere della minoranza cristiana del Pakistan - prive di alcun tipo di tutela - per combinare matrimoni e dare figli a uomini cinesi in cambio di denaro. L'ufficiale della FIA ha dichiarato che a essere coinvolti, e già incarcerati, sono anche una donna cinese e un sacerdote fasullo pakistano. «I trafficanti predano donne e ragazze vulnerabili, offrendo lavoro e trasporto in Cina, poi li vendono, per cifre che vanno dai 3.000 a 13.000 dollari, alle famiglie cinesi che cercano spose per i loro figli. Una volta acquistate, donne e ragazze sono in genere bloccate in una stanza e violentate ripetutamente: l'obiettivo è farle rimanere gravide rapidamente».

Sia il governo cinese sia quello Pakistano sono stati esortati da più parti, soprattutto da Human Rights Watch, ad adottare urgenti e efficaci misure per fermare questo orrendo traffico. Il numero di cinesi che visitano il Pakistan è drammaticamente aumentato dal lancio del milionario Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC) di cinque anni fa. Il progetto pilota di punta della Belt's Road Initiative (BRI) di Pechino ha portato a 19 miliardi di dollari gli investimenti cinesi tanto necessari per il Pakistan. Il che ha dato il via libera, però, anche alla nascita di un vero e proprio centro illegale di incontri combinati, scoperti grazie a un'operazione sotto copertura. Le vittime, raggirate dalle bugie che hanno fatto leva sulla disperazione e la fame delle famiglie, sono cristiane pakistane. L'esca perché «cedano» le loro figlie è la promessa di denaro - a volte neanche mantenuta - e un visto cinese per un uomo della famiglia.

I giovani cinesi pagano cifre cospicue a chi ha trovato le ragazze, ai finti sacerdoti e ai genitori che, nella società pakistana, avrebbero dovuto sostenere costi onerosi per i matrimoni delle loro figlie compresa la dote. A loro viene detto che i futuri generi sono ricchi cinesi recentemente convertiti al cristianesimo, ma in quasi tutti i casi si è scoperto che era un raggiro.

«Sono tutte truffe, imbrogli. Ogni promessa è falsa», ha detto Muqadas Ashraf, sedicenne e fresca di matrimonio. Lei è riuscita a tornare a casa dai suoi genitori dopo essersi accorta presto della drammatica vicenda in cui si era cacciata. «Mi hanno portata in una piccola casa fatta di due stanze. E da lì raramente potevo uscire: non mi permettevano di andare in chiesa e mi picchiavano tutte le sere». Ashraf è ora in Pakistan, ma incinta. Qualcun'altra è riuscita a scappare solo perché non riusciva a dare un figlio al cinese che l'aveva comprata. «Non siamo avidi. Lo abbiamo fatto per il futuro delle nostre figlie, per dar loro una vita migliore. Ma non abbiamo neanche ricevuto il denaro», ha spiegato la mamma di Ashraf con le lacrime agli occhi. Una diciannovenne ha invece raccontato ad AsiaNews che «diverse donne nel nostro quartiere mi hanno suggerito di sposarmi, sono andata a incontrare lo sposo con la mia famiglia, ma non sapevo che avessero organizzato il matrimonio in quello stesso giorno. Avevano preparato tutto con il loro pastore. Hanno drogato il nostro tè».

Si stima che da ottobre 2018, almeno 1000 ragazze pakistane siano state vendute come spose. Anche se per le cifre precise è troppo presto, il governo cinese è ora nell'occhio del ciclone per la facilità con cui ha concesso la cittadinanza alle «spose». La Chiesa cattolica del Pakistan è da tempo mobilitata nel contrastare il fenomeno che cresce a vista d'occhio. A più riprese don Inayat Bernard, rettore della cattedrale del Sacro Cuore di Lahore, ha messo in guardia la sua comunità: «Non vendete le vostre figlie per avidità o per andare all'estero. Le ragazze saranno usate per la prostituzione».

La pratica del contrabbando di «spose» in Cina si è affermata negli ultimi anni, dopo la sbronza della politica del figlio unico, che ha distorto e distrutto l'equilibrio di genere. La storia drammatica, e che non ha ancora visto il suo epilogo, risponde a due tristi realtà che legano il Pakistan alla Cina. Da un lato, c'è un Paese ferocemente ostile alla minoranza cristiana, che non è tutelata in alcun modo. Dall'altro lato c'è un Paese, la Cina, che per correggere la marea umana e cambiare i comportamenti delle persone, ha fatto entrare lo stato nella camera da letto, nell'utero delle donne. La politica del figlio unico ha trasformato la Cina in uno stato «troppo anziano e troppo maschile». Gli aborti forzati e selettivi hanno prodotto deficit pensionistico, problemi di salute pubblica, traffico del sesso e un irreparabile squilibrio tra i sessi.

In Cina il normale rapporto tra maschi e femmine di 105 a 100, con gli aborti selettivi è stato trasformato in 119 a 100, e in alcune province addirittura ci sono 135 maschi ogni 100 femmine. A causa di questo squilibrio, in Cina ci sono 50 milioni di uomini di più rispetto alle donne.

E questo, oltre ad aver creato i cosiddetti «villaggi degli scapoli» e i «rami nudi» ha dato il via libera a un vero e proprio traffico di esseri umani: donne rapite e vendute come mogli dentro e fuori il Paese.

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