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"Le merendine di oggi più sane di 30 anni fa"

Il presidente della grande distribuzione garantisce: «Siamo sotto costante controllo»

"Le merendine di oggi più sane di 30 anni fa"

Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, secondo lei è giustificato l'allarme sui prodotti chimici (edulcoranti, conservanti) utilizzati dall'industria alimentare?

«Credo che questa deriva anti industriale vada arrestata. Anche perché i prodotti dell'industria alimentare e i processi di produzione sono molto più controllati di quanto lo siano quelli di una piccola azienda agricola. Vengono effettuati 7.200 controlli l'anno da parte di una decina di enti diversi e solo l'1% delle aziende presenta irregolarità. Siamo obbligati a produrre secondo la legge e siamo molto attenti. Sappiamo che basta una sciocchezza per compromettere la fiducia dei clienti verso il brand».

Quindi al supermercato acquistiamo prodotti sani?

«Siamo tra i Paesi con la qualità e l'aspettativa di vita più alte e dove si vive meglio. Vuol dire che facciamo una spesa sana. E poi il livello dei prodotti negli ultimi vent'anni ha registrato un salto di qualità enorme».

Cioè, le merendine confezionate che mangiavamo 30 anni fa non sono le stesse che mangiano ora i nostri figli?

«La confezione è la stessa, il sapore anche ma gli ingredienti no. Contengono il 20% in meno di grassi saturi e il 30% in meno di zuccheri. L'industria dolciaria italiana si è impegnata per rendere il prodotto più sano e così hanno fatto anche gli altri settori. Per questo ribadisco che è ora di smetterla con questa cultura anti industriale».

Cosa pensa delle etichette Ue che obbligano a indicare l'origine della materia prima?

«Noi già la indichiamo. Questa novità può andare a discapito dell'Italia che è un Paese di importatori e trasformatori. Ad esempio, esulando dal mondo del supermercato, prendiamo la Ferrari. È ovvio che alcuni pezzi del motore non siano fabbricati in Italia ma sempre di Ferrari stiamo parlando. Così per la moda e anche per il cibo. Il 50% del grano per produrre la pasta va importato perché qui non ne produciamo abbastanza. Ma questo nulla toglie alla pasta italiana e alla sua qualità».

E cosa pensa dell'etichetta che indicherà presenza di sale, zucchero e grassi?

«Inglesi e francesi vogliono modificare le regole in modo strumentale per rubarci una fetta di mercato. Battaglieremo fino alla fine. Con questa normativa si rischia il paradosso.

e cioè di etichettare come dannosi per la salute il prosciutto di Parma, il parmigiano reggiano o l'olio di oliva».

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