Stile

«La mia Vionnet? Chic senza tempo»

Cesare Cunaccia

«Il mio mantra è uno solo - afferma Goga Ashkenazy, proprietaria e creative director della Maison Vionnet -: qualità contro quantità. Vi sembrerà un atteggiamento strano e controcorrente il mio, in particolare in questo momento storico dove nella moda si parla e straparla solo di numeri, di mercati da conquistare, di fatturato. A me per Vionnet interessa piuttosto una nicchia precisa e di alto livello. Mi piace ispirarmi alla matrice colta, innovativa e sofisticata del nostro brand e seguire una ricerca di forma, di materia e tecnologia totalmente fuori dal coro, temporale e durevole. Abiti come concetti, indipendenti dal linguaggio comune del momento e non una moda di consumo. Vogliamo essere l'opposto esatto dell'instant fashion imperversante». Su di lei è stato detto tutto e il contrario di tutto. Incarna appieno il cliché della donna fatale, mezza odalisca orientale, mezza Bond girl, un lieve sentore di mistero e pericolo che aggiunge pepe al suo fascino esotico. Goga Ashkhenazi, chiacchierata ragazza nata nel lontano Kazakhstan, ha studiato a Mosca e a Londra, è una pianista stupenda che si produce solo per iniziati su un grande Steinway e ha una straordinaria conoscenza musicale, dell'opera italiana soprattutto. La sua è una vita di quelle spericolate, un mix di eccesso, di glamour e di silenzio chiaroscurale dosati ad arte. Goga è balzata agli onori della cronache qualche anno fa, per una tumultuosa relazione con Lapo Elkann. Nel 2012 ha acquisito Vionnet, marchio storico francese dallo strano destino. In questa stagione, Vionnet ha abbandonato la fashion week parigina per approdare a Milano, dove ha esordito ieri sera, con una collezione ispirata ai favolosi uccelli del Paradiso della Nuova Guinea. «Ho deciso di lasciare Parigi - continua Goga - per rinsaldare il rapporto con Milano, dove la Maison ha sede e con la nostra produzione d'eccellenza interamente italiana. In fondo non ho fatto che riprendere le fila di una relazione creativa e simbolica privilegiata di Vionnet, che già la grande Madeleine, la fondatrice, intratteneva negli anni '20 e '30 con questo Paese, in special modo con il Gruppo futurista e Thayat, un artista fiorentino con cui ha collaborato intensamente. Inoltre sono per i cambiamenti, anche radicali. Non guardo mai indietro ma sempre avanti, al domani, fa parte del mio temperamento». Geometrie scultoree, effetti trompe-l'oeil, il ripensamento del taglio in sbieco tipico di Vionnet.

Mosaici di pigmenti cromatici e assemblaggi di piume dai colori distillati, fino alle stampe «Encyclopedie» sul piyama di antico lamé dorato.

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