Cultura e Spettacoli

Michael Jackson e il film mai girato «Voleva fare un gangster-musical»

Los AngelesA Halloween quella di Michael Jackson è stata quest’anno una delle maschere preferite dagli americani. Ma nel film This Is It lui non sembra certo un fantasma. Seppur magrissimo, il Jackson che vediamo sullo schermo è ancora un cantante e ballerino eccezionale, e sul palco sprigiona carisma, serenità e una gentile autorità. This Is It, diretto da Kenny Ortega, mescola magistralmente estratti delle prove, interviste ai collaboratori e clip già filmati per lo show, tra cui una nuova versione di Thriller in 3D, appelli ecologici, e un Jackson in bianco e nero che interagisce con Rita Hayworth in Gilda e Humphrey Bogart in The Big Sleep, per darci un’idea dello show che la sua morte ha impedito che ci fosse. Il regista Ortega risponde all’entusiasmo che ha accolto il film: «Sono molto felice, perché a un certo punto temevo che non si potesse nemmeno fare un film. Mi avevano chiesto di fare qualcosa per il compleanno di Michael in agosto e ho detto: “Impossibile!”. Quando ho iniziato a visionare il materiale inizialmente ho pensato che non ce l’avrei fatta. Ma poi ho capito che questa era la storia mia e di Michael, e che non potevo lasciare questo progetto a nessun altro. Sapevo perché lui voleva fare questo show e mi sentivo responsabile di far conoscere la sua visione creativa al mondo».
Ortega si è buttato a capofitto nel progetto e, dice, in qualche modo la lavorazione del film è stata «catartica», sia fisicamente che emotivamente. «Ma è ancora un momento duro per me. È difficile essere qui a rispondere a domande per conto di Michael, sui suoi progetti, e questo non sarebbe mai accaduto se il sogno dello show si fosse realizzato. Non ho mai pensato di fare questo film, gli unici film che mi aspettavo di fare erano quelli che stavamo preparando assieme». Qualche anno fa Michael Jackson aveva chiamato Ortega per congratularsi che il suo film High School Musical fosse stato un grande successo di critica e botteghino. «Michael era felice che avessi riportato in auge il musical. Mi ha detto che voleva fare dei film con me, una versione 3D di Thriller, un lungometraggio, e un musical su Legs Diamond, il gangster ballerino. Ero supereccitato, stavamo sviluppando queste idee e ci immaginavamo già assieme alla prima». Questi progetti precedevano la decisione di tornare ad esibirsi dal vivo. D’altronde si sa che Michael avesse parecchie offerte ma nessuna lo eccitava davvero. Era molto svogliato e poco reattivo. «Solo quando gli proposero i concerti di Londra - dice Ortega - mi telefonò dicendomi: “Questa è la volta buona, this is it”. Continuava a ripeterlo e gli dissi che avrebbe dovuto chiamare lo show proprio così, This Is It». Quando lo annunciò al mondo durante una conferenza stampa a Londra, sembrava molto spaesato. E dopo la sua morte si è detto di tutto sulle sue condizioni di salute. «Speravo solo che fosse un po’ più in carne, durante le prove gli offrivamo sempre qualcosa da mangiare, o una bevanda proteica, gli ricordavo che il successo del tour dipendeva dalla sua salute, ma lui ci diceva: “Grazie, ho mangiato prima di venire qui”. E non si può certo obbligare un uomo di cinquant’anni a mangiare. E inoltre, malgrado non avesse fatto una tournée da più di dieci anni, non aveva perso il suo smalto creativo». Per di più aveva le idee ben chiare su quello che avrebbe dovuto essere lo show, nonostante si dica il contrario. «Voleva fare uno spettacolo superlativo per i suoi fan. Voleva anche mostrare ai suoi figli quello che sapeva fare. Non li portava alle prove per non disturbare la loro routine scolastica, ma sarebbero venuti a Londra con noi. Erano curiosi di sapere cosa faceva il loro papà, e Michael pensava che ora erano abbastanza grandi per capire e lui poteva ancora dare il massimo. Lo show avrebbe mostrato anche la sua preoccupazione per la situazione del pianeta e il suo messaggio di responsabilità ecologica e sociale. Michael usava il suo talento per fare del mondo un posto migliore, con le canzoni e coi fatti. Non dimentichiamoci che ha dato oltre 300 milioni di dollari in beneficenza a vari orfanotrofi.

Era un re anche in questo campo».

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