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La Milano bene è sotto choc Gallerista ucciso e fatto a pezzi

MilanoUn contrasto in affari, una violenta discussione, l’assassino perde la testa e colpisce con furia Giovanni Schubert, noto gallerista milanese, fino a ucciderlo di botte. Poi il tentativo, tanto goffo quanto macabro, di sbarazzarsi del cadavere, facendolo a pezzi e gettandolo nel Naviglio. Infatti qualche ora dopo la polizia va a prenderlo, Matteo Chigorno crolla, confessa e indica il punto esatto dove ha gettato i poveri resti. Giallo risolto in poche ore, anche se nessuno riuscirà mai a spiegare perché l’assassino, descritto come persona estremamente mite, si sia scatenato diventando una furia.
Grande appassionato d’arte contemporanea, Schubert, 76 anni, vecchia borghesia meneghina, nel 1967 apre la galleria in via Borgogna, due passi da San Babila, cuore di Milano, per poi spostarsi nel 1989 di poche decine di metri in via Visconti di Modrone. Come a poche decine di metri si trova il 14 di via Francesco Sforza, di fronte al Policlinico, dove abita con moglie e figli. Stabile molto signorile, tra appartamenti di lusso e studi professionali. Una vita tranquilla, anche se attraversata da qualche vicissitudine giudiziaria, come quando nel 2005 finì agli arresti domiciliari insieme a due colleghi romani. Accusato di aver trattato dei falsi Schifano, verrà prosciolto due anni dopo.
Alla fine degli anni ’90, prende in affari Chigorno, 36 anni, rampollo di una ottima e agiata famiglia: un rapporto più che professionale, quasi da padre e figlio. Dopo aver fatto il direttore di «Arte Borgogna», il giovane tenta la sua strada, si mette in proprio e nel 2008 apre «Arte2 Gallery» in via Boltraffio, nei pressi della stazione Centrale specializzandosi in «aerosolart» e «street art», forme espressive estremamente contemporanee. Gli affari però non vanno bene e lui è costretto a chiudere. Mantiene comunque il rapporto professionale con Schubert, per il quale continua a comprare e vendere quadri. Ed è in questo contesto che gli investigatori stanno cercando la causa scatenante del feroce delitto. Feroce quanto disorganizzato e destinato a essere scoperto in poche ore.
Chigorno dà infatti appuntamento Schubert nella sua abitazione di via Donna Prassede, periferia sud della città, dove la vittima arriva verso le 19 con la sua auto. La discussione avviene nel box, dove Chigorno in preda all’ira colpisce a mani nude l’anziano gallerista, fino a ucciderlo. A quel punto perde completamente la testa, fa a pezzi il cadavere, lo rinchiude in una mezza dozzina di sacchi e lo butta nel Naviglio Pavese che scorre poco distante.
Il mattino di buon’ora, il genero del gallerista si reca in questura, racconta che il suocero non è rientrato, cosa mai successa prima, ma soprattutto con chi aveva l’ultimo appuntamento della giornata. Gli investigatori della mobile diretti da Alessandro Giuliano dopo qualche minuto sono a casa di Chigorno. Lui cerca di negare, ma un’attenta ispezione dell’abitazione consente di scovare macchie ematiche in garage e di trovare il cellulare della vittima sporco di sangue, mentre in strada individuano la vettura di Schubert. Chigorno non ha scampo e infatti cede e confessa tutto. Porta anche gli investigatori lungo il canale, in quel punto profondo un paio di metri. Più tardi i sommozzatori dei vigili del fuoco riporteranno in superficie i poveri resti dell’anziano mercante d’arte.

L’assassino finisce poi in questura dove viene interrogato fino a tarda ora per gli ultimi dettagli.

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