Cronaca locale

«Affittopoli» continua Ecco il furbetto che possiede 23 case

Emergono altri casi sospetti negli spazi del Comune: «La giunta diffonda anche le liste dei ristoranti morosi»

Chiara CampoNuovi sospetti e mezzi chiarimenti. Il Movimento 5 Stelle ha presentato ieri la seconda puntata del dossier «Affittopoli», già depositato in Procura dal capogruppo in Comune Mattia Calise. Nei giorni scorsi ha denunciato la giunta Pisapia di non aver riscosso in cinque anni circa 204 milioni di euro di affitti, non si tratta solo dei cosiddetti «morosi incolpevoli», quegli inquilini dei quartieri popolari che vorrebbero versare la rata mensile ma non ce la fanno (perchè hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione). Per una parte di loro è già stato avviato un piano di rientro, che tiene conto della situazione di crisi. L'obiettivo dei grillini sono piuttosto quel ristorante del centro che ha dichiarato fallimento e si è trasferito lasciando un conto aperto da 500mila euro («Il Comune dice che ci sono contenziosi aperti? Ce lo dimostri») o quell'inquilino che risulta assegnatario di una casa popolare, ma vanterebbe un isee da 76mila euro e un patrimonio di due milioni di euro fra titoli e depositi bancari. L'assessore al Demanio Daniela Benelli due giorni fa ha parlato di sparate elettorali, e ha assicurato che ogni situazione denunciata è ben nota, l'amministrazione ha preso i dovuti provvedimenti. Ma ieri il capogruppo M5S, con la collega in Regione Silvana Carcano e la candidata sindaco Patrizia Bedori, è tornato alla carica con altri due casi scottanti. Un «furbetto» avrebbe un regolare contratto di affitto dal 1963, ma risulta avere un reddito Isee da 73.766,36 euro e la proprietà di ben 23 immobili di categoria A1, cioè «signorile». Un altro ha un immobile di proprietà di categoria A2 e reddito di 49.200 euro. Tra i casi già segnalati c'erano poi la sede di un partito sfrattata dal Comune nel 2010 con 30mila euro di debito. Era una sede del vecchio Pds (oggi il partito Democratico), in via Torricelli 19. «Ma anche l'associazione che è subentrata non paga, e ha maturato un debito anche maggiore» riferisce Calise. Oggi in quegli spazi comunali c'è l'Unione sindacale italiana. Calise come consigliere ha chiesto e ottenuto l'accesso ai dati ma «solo il Comune è autorizzato a rivelare i nomi degli inquilini e dei ristoranti», uno sta facendo tuttora affari in uno spazio da 263 metri quadri in centro anche se ha accumulato 274mila euro di affitti non pagati. «C'è un piano di rientro? Vediamolo. Di fatto continua ad utilizzare spazi comunali facendo concorrenza sleale agli altri commercianti». La sfida è alla massima trasparenza: «Il Comune pubblichi i dati on line. Chiederemo chiarezza a tutti i livelli, con interrogazioni parlamentari in Parlamento e in Consiglio».

La Benelli spiega che dall'anagrafe inquilini che sta facendo Mm (per legge si fa ogni due anni) «conosceremo finalmente chi c'è nelle nostre case, chi non paga perché non può e chi perché fa il furbo, chi subaffitta, chi ha abbandonato o ceduto illegalmente l'alloggio, chi ha redditi alti e dovrà lasciare l'alloggio nonché le molte irregolarità che nessun gestore precedente aveva mai rilevato puntualmente».

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