Cronaca locale

Alcatel, impiegati in piazza per la Silicon Valley italiana

La Silicon Valley italiana esiste davvero: è la divisione ottica dell'azienda di telecomunicazioni (tlc) Alcatel-Lucent a Vimercate, in via Trento, ma rischia di essere spazzata via dalla crisi. Lo hanno ribadito con forza sotto il Pirellone, ieri, i colletti bianchi dell'azienda. Dei 1800 impiegati italiani, 586 rischiano di essere licenziati perché la multinazionale francoamericana pensa di spostarsi negli Stati Uniti o in Canada, dove il mercato è più promettente.
Gli assessori regionali al Lavoro e alle Attività produttive Valentina Aprea e Mario Melazzini hanno ricevuto una delegazione composta dai sindacalisti e dai sindaci di Vimercate, Monza e Paderno Dugnano. Valentina Aprea ha fatto poi sapere: «Siamo pronti a fare nuovi investimenti per la banda larga e nella legge di bilancio che stiamo discutendo sarà riservata attenzione alle aziende di alta tecnologia come Alcatel, Jabil e Nokia che costituiscono un patrimonio per la regione e per il Paese». I sindacati sperano nella stessa attenzione dal governo perché oggi incontreranno il sottosegretario del ministero dell'Economia Claudio De Vincenti e auspicano che se Alcatel deciderà di andare via possa cedere ad aziende italiane la sua divisione ottica. Dei 586 operai che rischiano il licenziamento, 247 fanno parte del settore «Ricerca e Sviluppo»: scienziati e ingegneri delle reti che in qualsiasi altra parte del mondo sarebbero corteggiati. «Non voglio neanche pensarci - dice Roberto Brambilla, responsabile della validazione e del testing dei prodotti, in azienda da ventiquattro dei suoi quarantacinque anni - perché andrebbero buttati via quarant'anni di competenze specifiche e altamente qualificate. E proprio ora che cominciavamo a vedere premiati i risultati del nostro lavoro. I nostri concorrenti asiatici, Huawei e Zte, cominciano a patire lo scarto di tecnologia che stiamo infliggendo loro». Continua il ricercatore: «Una fase della ricerca tutta nostra ci ha portato alla realizzazione di piattaforme per lo scambio di dati (in gergo tecnico le Transport service switch, il cui acronimo è «TSS», ndr) molto potenti come la 1855 TSS 320H che permette a grandi gruppi della telefonia come Wind o Vodafone di agganciarsi per far funzionare al meglio i nostri tablet e i nostri smartphone». Da almeno tre anni Alcatel-Lucent produce «shift plan», tagli del personale. Il trasferimento negli States sarebbe giustificato dall'ammortamento più veloce per i due miliardi di euro del prestito di Goldman-Sachs e Credit Suisse. Si deve poi considerare che il mercato italiano delle tlc è in picchiata, essendo arrivato in tre anni a meno sessanta punti percentuali. Dei trecento milioni di euro che il governo Letta aveva promesso di investire per la larga e larghissima banda, se ne vedranno forse soltanto venti. Trasferendosi negli Usa l'azienda andrebbe nella patria della Silicon Valley, termine coniato nel 1971.

Peccato, però, che Telettra, l'azienda italiana leader delle tlc che Alcatel acquistò nel 1989, esistesse già dal 1946.

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