Cronaca locale

Altre Visioni

Il documentario è da sempre considerato un genere cinematografico di nicchia. Ha un pubblico di appassionati lontanissimo dalle grandi folle e oggigiorno la programmazione è ristretta e attentamente studiata per evitare vuoti pneumatici in sala. Tuttavia, da sempre è stato la palestra che ha visto futuri grandi registi esordire proprio in questa particolarissima specialità che in qualche caso potrebbe essere definita non fiction, adottando una terminologia inglese non sempre pienamente soddisfacente. In tempi recenti, lo sceneggiatore e regista Adriano Aprà ha dato alle stampe il volume Breve ma veridica storia del documentario (Falsopiano, pp. 284, 18 euro) che ha il pregio di mettere a fuoco la nascita e l'evoluzione del genere dalle origini del cinema agli anni Novanta.

Pur essendo una raccolta di saggi che l'autore ha scritto negli anni e diviso in due sezioni - Italia ed Estero - il libro vanta una parte iniziale in cui Aprà si cimenta con la storia del documentario in un racconto onesto e sincero che sconfina addirittura nell'ammissione dei titoli visti e di quelli perduti. Peccato forse per la frase iniziale in cui sostiene che «il documentario italiano non esiste». Peccato perché è lo stesso Aprà con dovizia di particolari a smentire se stesso, dimostrando che se il genere non è fortunatissimo - e quando mai potrebbe esserlo in una nazione che usa il cinema a livello più commerciale che culturale - nondimeno ha una lunga tradizione.

Non solo. In esso si sono cimentati nomi poi divenuti di prima grandezza nella Settima Arte nostrana. E Aprà lo sa bene al punto che li cita contestualizzandoli con precisione nella loro attività. Da Antonioni a Zurlini. Dal primo Blasetti a Olmi. Passando per Giuseppe De Santis, Dino Risi, Luigi Comencini, Pier Paolo Pasolini, Carlo Lizzani, i fratelli Taviani. E via elencando. Ai quali si può aggiungere lo storico Fernaldo Di Giammatteo. Una lista lunghissima che tocca anche tematiche diverse come Viaggi. Eros. Gastronomia. Storia sociale e politica.

Un microcosmo se rapportato all'assoluto cinematografico, che diventa un macrocosmo se preso in considerazione singolarmente.

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