Cronaca locale

«Altro che 3.300 in città Il numero dei migranti oggi non è calcolabile»

Il presidente della commissione sui Servizi: «Le presenze vere impossibili da definire»

Alberto Giannoni

Giacomo Stucchi, presidente del comitato di controllo sui servizi (Copasir), senatore leghista, bergamasco, qual è oggi la situazione dei migranti?

«C'è un errore clamoroso del governo. Quando si accolgono persone nel territorio nazionale, a prescindere dal fatto che scappino o meno, si fa una scelta sbagliata. Bisogna rifarsi all'Onu, aiutare i veri profughi e rifugiati, non i migranti economici che poi diventa un modo elegante per definire clandestini».

Milano, il Comune ha parlato di 3.300 migranti in città.

«I 3.300 sono quelli che risultano ma è impossibile fare una stima reale. Se parliamo delle presenze in strutture per richiedenti asilo sono dati inconfutabili. Ma le presenze vere, compresi quelli che hanno lasciato luoghi in cui erano stati accolti, i numeri veri sono impossibili da definire. Questa tendenza sarà costante».

Non sono più di passaggio.

«La prima cosa che fanno è domanda di protezione umanitaria, che coi tempi delle commissioni e dell'appello garantisce di restare assistiti per circa 4 anni. E questo vuol dire qualche decina di migliaia di euro, circa 40mila euro a testa. E non è neanche vero che le spese sono coperte dall'Europa».

Alfano dice che Ventimiglia non è la nostra Calais. Como e Milano?

«I francesi sono molto attenti a fare controlli soprattutto dopo quei terribili attentati. La Svizzera ha una possibilità anche maggiore di controllo, perché non essendo nell'Ue, pur aderendo all'area di libero transito, ha gli strumenti per impedire arrivi incontrollati».

Oggi anche al governo ammettono che fra i migranti potrebbero infiltrarsi anche cellule dell'Isis.

«Ogni tanto ci sono indagini che testimoniano come si sia passati dalla possibilità alla probabilità. Per fortuna, grazie al lavoro del comparto sicurezza, non ci sono segnalazioni specifiche di soggetti con intenzioni ostili fra i presenti».

L'arresto presunto in Libia di Moez Al Fezzani, che ha vissuto a Milano?

«Mi limito a dire che voglio avere la conferma che ci sia stato questo arresto».

Fezzani ha frequentato un centro islamico di Milano. In base alle analisi di cui si può disporre, qual è la situazione su questo fronte?

«C'è un'osservazione fatta per chiarire cosa vene detto e cosa viene professato, nei centri islamici e in altre realtà possibili punti di aggregazione di soggetti che potrebbero avere intenzioni da chiarire. Questo controllo ha dato ottimi risultati, credo sia efficace».

Ma ci sono strumenti per tracciare i flussi di denaro in arrivo dall'estero? La guerra di che c'è stata nella sua Bergamo è inquietante.

«C'è un'attività importante dell'intelligence sulla reale provenienza di questi fondi. E ora c'è anche un ausilio, il Gift della Guardia di Finanza. Su Bergamo ho presentato un'interrogazione. Dei 25 milioni dalla Qatar Charity Foundation ne sono arrivati 5, gestiti in modo molto ambiguo».

Approva la legge dalla Lombardia sulle moschee?

«Sì, ogni Comune nel pgt deve disciplinare in modo puntuale la destinazione delle aree. Se ci sono aree previste si possono realizzare edifici di culto, altrimenti non si deve costruire un edificio di culto, senza distinzione fra religioni».

Burqa e burkini? Vietati?

«Il burqa è già vietato dalle legge Reale del '75, che impedisce di girare senza mostrare il volto. E andrebbe fatta applicare. Il burkini è una cosa diversa ma collegata, perché si tratta di un mezzo di sottomissione dei diritti della donna. È inaccettabile per quello.

Passi indietro verso il medioevo non si possono fare».

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