Cronaca locale

«Amava il risotto e si sentiva più milanese che russo»

L'ex manager Luigi Pignotti ricorda l'étoile Rudy Un gala al Manzoni per celebrare il grande ballerino

Luca Pavanel

«Sì, non esagero: si sentiva più milanese che russo. Quando arrivavamo in città, a volte veniva a casa mia, cenava insieme a me e mia moglie, gli piaceva molto il nostro risotto. Poi non ci crederà, è stato lui a farmi conoscere i Legnanesi». Parola di Luigi Pignotti, classe '45, marchigiano, per venticinque anni manager dell'etoile Nureyev il più grande della danza del ventesimo secolo - morto a 54 anni il 6 gennaio '93, dopo una lunga malattia. Al ballerino il teatro Manzoni di Milano domani dedica un gala. Sulla scena virtuosi delle due punte arrivati dai Paesi dell'Est. Una serata organizzata proprio da Pignotti che parlando del grande Rudolf è un fiume in piena di aneddoti e di ricordi.

«Il suo rapporto con Milano? L'amava molto, diceva che questa città è solida spiega -. Quando tornava, e qui ci è venuto decine di volte per spettacoli in diversi teatri, era festa. Il pubblico lo accoglieva con grande calore sia nelle sale sia fuori. E questo lo sentiva molto». Quasi inutile chiedere qual era il luogo preferito: ovviamente la Scala. Dopo ogni show c'era la processione di vip, conoscenti e fan. Tra gli amici in prima fila lo stilista Ottavio Missoni, «da cui è andato a mangiare la polenta»; dalla memoria emerge Lisa Sotilis (pittrice e scultrice, ndr). «Gli volevano bene in molti, tanti suoi colleghi. Lo si è visto al funerale, a Parigi, dove dall'Italia per portagli i fiori, sono giunti ben settanta ballerini». Già, proprio così. Ma chi era lui, al di là dell' immagine pubblica?

Nei momenti di pausa, lontano dal palco, dalle prove e dalla danza, «a volte sembrava un po' perso»; da persona colta trascorreva ore a leggere («ho ancora molti suoi libri»). Accompagnato, passeggiava per le vie di Milano, poi se non in teatro andava in albergo; «tra quelli frequentati il Grand Hotel et de Milan e il Principe di Savoia». Poi le serate in sala: gli applausi, i mazzi di rose, l'entusiasmo, i titoloni sui giornali il giorno dopo.

«A cena si andava con chi c'era spiega perlopiù erano personaggi del lavoro, tra loro Carla Fracci». E ancora, le immagini di un personaggio dai tratti fanciulleschi, forse con un po' di fantasia, non lontano da quel fauno del balletto L'Aprés-Midi che è rimasto nell'immaginario come un sogno a occhi aperti. Lui molto riservato, nell'atteggiamento pubblico quanto (e soprattutto) nel suo privato. Avvicinarlo, al di là della sua cerchia ristretta, non era poi così tanto facile.

«Come l'ho conosciuto? sorride l'ex manager mentre ricorda quel periodo -. Avevo 23 anni e lavoravo come fisiatra in uno studio in Montenapoleone. Tra i miei clienti c'era il giovane direttore d'orchestra Zubin Mehta che a Nurayev consigliò di chiamarmi per trovare una soluzione a un problema fisico sorto durante uno spettacolo». L'etoile, giunto a Milano, fece telefonare al fisiatra per un incontro in albergo. Pignotti: «Ero giovane, conoscevo appena il suo nome, ma capii che era importante dalla quantità di gente, il suo seguito, che mi aspettava in hotel per scortarmi da lui». Dopo il trattamento in camera, il giorno dopo la visita in studio: «Arrivò e mi disse tu Luigi bravo!, vuoi lavorare per me?». Era la fine degli anni Sessanta, l'occasione della vita: un ventennio a lavorare con lui prima per i trattamenti di cui «Rudy» aveva spesso bisogno poi il cambio di ruolo; «gli organizzavo tutto, o quasi». Uno degli angeli custodi dell'etoile, che vedeva arrivare alla Scala «tante signorine che lo volevano conoscere ripensa ma aveva in testa solo la danza, per lui una missione».

Quanti gossip intorno a quel destino eccezionale, alcuni smentibili da chi era lì: «La sua love story col cantante dei Queen Freddy Mercury? fa eco alla domanda Per me una balla. Tutte cose che sono uscite dopo. Mi ricordo che Mercury era venuto in camerino a salutarlo, ma come altre persone, per esempio David Bowie, per il resto mah». La storia si chiude con un rammarico che non passa mai: l'ex manager con altri si stava dando da fare, con anche «incontri tenuti riservati soprattutto a lui», per fargli una sorpresa: «Ci si muoveva per la sua nomina di direttore artistico del balletto della Scala - conclude Pignotti - ma le cose poi sono andate diversamente...

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