Cronaca locale

A un anno in ospedale «Positivo alla cannabis»

Padre e madre non riuscivano a svegliarlo Sospetti sullo zio del bimbo ospite a casa loro

Paola Fucilieri

Mentre la polizia sta svolgendo indagini approfondite, in Procura c'è un fascicolo aperto - al momento contro ignoti - per lesioni personali. Tutto questo dopo che domenica alle 20,30 l'ospedale dei bambini «Vittore Buzzi» ha chiamato la polizia per il caso «scottante» di un minore. Un bambino di un anno e mezzo intorno alle 18 era arrivato infatti in codice rosso a bordo di un'ambulanza accompagnato dai genitori in preda alla disperazione perché non erano riusciti a svegliarlo completamente dal sonnellino pomeridiano. Ed è così: al momento dell'ingresso nella struttura medica di via Castelvetro per i paramedici il piccolo è «in stato soporifero». E dopo una numerosa serie di accertamenti, un paio d'ore più tardi, risulta a tutti gli effetti «positivo alla cannabis». Va sottolineato innanzitutto che il piccolo adesso sta bene, è vigile e per il momento resta in ospedale in osservazione, in un lettino del reparto di pediatria che a breve lascerà. Difficilmente però potrà far ritorno a casa, con la sua famiglia. Ancora non si riesce a stabilire esattamente infatti cosa gli sia accaduto, se abbia solo inalato o addirittura mangiato un pezzo di hashish e come la sostanza possa averlo intossicato, come sia arrivata fino a lui. Soprattutto dopo che i genitori - un egiziano di 38 anni e una croata 31enne che abitano in via Ricciarelli, nella zona più popolare di San Siro, - hanno dichiarato solennemente di non fare uso di alcuna sostanza stupefacente. E per dimostrarlo si sono sottoposti a controlli ospedalieri che avrebbero dato esito completamente negativo, confermando quindi la loro totale buona fede.

La versione ufficiale dell'ospedale è cauta ma chiarissima: cosa ci sia a monte di questo episodio i medici del «Buzzi» non possono saperlo, ma la cannabis c'entra al cento per cento in questa vicenda. «Gli esami del sangue hanno dato esito positivi ai cannabinoidi» spiegano. Si tratta insomma di una storia che nulla sembra avere a che fare con quanto accaduto ad agosto alla bambina di dieci anni in cura da aprile all'ospedale di Vimercate per la presenza nel sangue di benzodiazepine. In quel caso infatti in un primo momento il primario di psichiatria aveva dato per sicura la presenza anche di cocaina nelle analisi della minorenne (versione poi finita, con comprensibile clamore, sugli organi di stampa), «certezza» poi smentita dallo stesso specialista davanti ai carabinieri.

E allora? Dopo sospiri e interrogatori, esami di coscienza e liti tra i genitori, raffiche di domande e richieste di spiegazioni convincenti da parte della polizia, domenica sera, con il figlio già fuori pericolo, la madre si sarebbe sbilanciata nell'affermare che il suo bambino potrebbe essere entrato in contatto con la cannabis per colpa del fratello. Sì, lo zio materno del piccolo, che è stato ospite della famiglia nell'appartamento di via Ricciarelli fino a venerdì.

L'uomo, secondo la testimonianza della sorella, fuma spinelli e fa uso costante di droghe leggere.

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