Cronaca locale

Anziana presa con un arsenale in casa

Incensurata, custodiva fucili e pistole con il figlio Arrestati, rimane il giallo su cosa volessero farne

Luca FazzoItaliani, incensurati, insospettabili: se non per un tenore di vita un po' vistoso. Madre e figlio con casa a Seregno, lei pensionata, lui commerciante, e con una passione apparentemente inspiegabile per armi ed esplosivi. Che ci facevano la mamma e il giovanotto con un kalashnikov, una Skorpion, due fucili a pompa tra cui uno Spas 12 Franchi (un giocattolino che buca le pareti, e di cui persino in America hanno bloccato le importazioni perché troppo devastante), una Beretta 7,65 e una calibro 9, più una quantità di pallottole sufficiente a resistere ad un assedio di una settimana? È questa la domanda cui devono ora cercare di rispondere i carabinieri del gruppo di Monza, che ieri mattina hanno scovato l'arsenale nella abitazione della tranquilla famigliola.Quando i carabinieri hanno bussato alla loro porta, madre e figlio devono avere capito in fretta che il guaio era grosso. Anche perché speranze che l'arsenale passasse inosservato non ce n'erano: armi lunghe e corte erano custodite in un borsone sportivo, in bella vista in camera da letto. E quando i militari hanno aperto la borsa, i due si sono comportati con calma da professionisti: non si sono agitati, non hanno accampato spiegazioni improbabili, non se la sono cantata. Semplicemente sono rimasti zitti. E zitto il figlio è rimasto per tutto il viaggio fino al carcere di Monza, mentre la madre veniva lasciata agli arresti in casa per rispetto all'età.Oltre ad essere entrambi incensurati, i due non hanno nessun legame noto con ambienti poco raccomandabili. La signora è di origine calabrese ma non basta certo questo per essere sospettabili di contatti con la 'ndrangheta. Certo è che la potenza di fuoco della mercanzia sequestrata a Seregno porta in direzione del crimine organizzato. E le caratteristiche delle armi potrebbero indirizzare le indagini verso i clan specializzati in grandi rapine e assalti ai furgoni, un business messo in crisi dalla riduzione del contante in circolazione e dall'affinamento delle procedure di security, ma al quale i gruppi di fuoco delle cosche non hanno mai del tutto rinunciato. Ora il borsone con le armi parte verso Parma, per essere analizzato nei laboratori del Ris, così da accertare se, quando e in quali crimini siano state utilizzate. Tutto sarebbe più facile, ovviamente, se la mamma o il ragazzo scegliessero di collaborare, ma gli inquirenti non si fanno illusioni.

Almeno per ora.

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