Cronaca locale

Aperitivo in concerto: il jazz riapre la stagione ricordando Miles Davis

Domani alle 11 al Manzoni il primo concerto Otto gli strumentisti sul palco del teatro

Luca Testoni

Che cosa ci fanno un venezuelano, un neozelandese, due portoricani e quattro statunitensi a Milano in una mattina di fine ottobre?

No, non è l'incipit di una di quelle barzellette che i bambini continuano a tramandarsi di generazione in generazione, anche perché le otto persone in questione sono altrettanti splendidi musicisti, tra le eccellenze della scena jazz contemporanea con base in quel di New York, protagonisti del progetto SF Jazz Collective, l'ottimo ensemble prescelto per inaugurare in grande stile, domani mattina alle 11, l'edizione numero 32 di «Aperitivo in Concerto», in scena come da tradizione sulle assi del Teatro Manzoni.

Per la prima volta in concerto in Italia, Miguel Zenon (sassofono contralto), David Sánchez (sassofono tenore e sassofono contralto), Sean Jones (tromba), Robin Eubanks (trombone), Warren Wolf (vibrafonista), Edward Simon (pianoforte), Matt Penman (contrabbasso) e Obed Calvaire (batteria) sembrano privilegiare la formula del collettivo senza leader - pur essendo tutti riconosciuti e apprezzati come solisti e compositori di ottima caratura -, e ormai da qualche anno si sono dedicati con approccio moderno, ma al tempo stesso fedele alla tradizione, alla lettura del repertorio di un bel po' di mostri sacri del jazz del Novecento.

Così, dopo John Coltrane, Thelonious Monk e Ornette Coleman, giusto per citarne alcuni, ultimamente hanno deciso di dedicare una performance ad hoc al meglio del «canzoniere» di Miles Davis. Per l'occasione, SF Jazz Collective proporrà otto nuovi arrangiamenti ad alto tasso di improvvisazione «made in Davis», sicuramente uno dei grandi innovatori del jazz.

Sempre domani, solo qualche ora più tardi (alle 21) e al Blue Note, è in programma un altro grande evento a uso e consumo dei jazzofili, grazie al concerto di Bill Frisell, 65enne chitarrista d'imponente statura artistica, nonché attento studioso della tradizione americana del Novecento.

L'ultima testimonianza dell'indefessa ricerca del musicista jazz originario di Baltimora tanto caro al talento radicale John Zorn (d'altronde, tra avanguardisti ci si intende...) - che col tempo ha coltivato il proprio stile, reso immediatamente personale da un approccio inventivo allo strumento, simboleggiato dalla dotazione di effetti (delay, riverbero, distorsore) con cui alterarne le sonorità -, è documentata dall'album «When You Wish Upon a Star», in cui c'è spazio per un repertorio fatto di colonne sonore del cinema e della televisione.

Una delle tante passioni di questo campione della svolta postmoderna della musica improvvisata. Memorabili, a tal proposito, le sue sonorizzazioni dei film di Buster Keaton, uno dei divi per antonomasia del cinema muto. Averne sonorizzato le movenze significa avergli attribuito qualcosa di totalmente estraneo alla sua natura e alla sua formazione artistica.

Tuttavia, allo stesso tempo, significa anche aver fatto qualcosa di realmente inedito e innovativo che mai prima d'ora ha avuto precedenti.

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