Cronaca locale

Gli architetti che sognano il futuro del Giambellino

Alla Permanente il volume del gruppo di studio coordinato da Piano per rilanciare il quartiere

Mimmo di Marzio

Mentre il sindaco Sala presenta le vedute sul Canal Grande, c'è chi pensa a come si potrebbe migliorare (con poco) le periferie di Milano. Non i suoi assessori, ma un gruppo di architetti che per tutto il 2015 ha studiato, casa per casa, cortile per cortile, il quartiere Giambellino. Quello stesso quartiere troppo spesso rievocato, meglio se in campagna elettorale, per annose questioni di degrado, case popolari contese e immigrazione maltollerata. E invece oggi alla Permanente il Gruppo G124 - sigla tratta dal numero di stanza del senatore Renzo Piano - presenterà in un bel volumone a cura del figlio giornalista Carlo (edito da Skira) gli esiti dell'indagine sociourbanistica finalizzata a recuperare un rione raccontato anche nelle canzoni di Gaber e che rappresenta un pout pourri di etnie e occasioni mancate. In un mosaico di foto, racconti, progetti e interviste, si rappresenta un modello di «cantiere leggero», moderna interpretazione di un'architettura volta anzitutto al recupero, al «rammendo» e alla ricerca della bellezza perduta perchè sprofondata nell'oblio e nella sciatteria di amministratori e cittadini. L'esatto opposto, per intenderci, delle tonnellate di cemento rovesciate sulla città in questi anni a discapito di parchi e giardini. Ad occuparsi del progetto sul campo sono stati quattro giovani architetti under 35: Matteo Restagno, Alberto Straci, Chiara Valli e Francesca Vittorelli. Il lavoro del gruppo, descrive Piano, si è incentrato sul nucleo di case popolari costruito negli anni Trenta per accogliere gli emigranti italiani che rientravano dall'Africa. Case che hanno nel Dopoguerra accolto l'immigrazione operaia dal Mezzogiorno e ai giorni nostri quella d'oltremare, ma che (ahimè) non hanno mai usufruito di alcun tipo di manutenzione. «Ci siamo concentrati sull'idea di dare forza agli edifici pubblici e agli spazi d'incontro - dice Piano - perchè proprio qui germoglia l'integrazione». I progetti hanno dunque riguardato le strutture esistenti («case vecchiotte ma ancora in salute»), ma soprattutto la rivitalizzazione dei cortili, del parco e del mercato comunale che proprio nelle scorse settimane è stato reinaugurato come spazio di cultura.

Suggestive poi le foto che raccontano la vita di un quartiere «che malgrado tutto non si è mai arreso»; eppoi le storie e le interviste a quei cittadini abbandonati da Palazzo Marino ma non dalla speranza; come Rosalba Rombolà che ha inventato il cinema in cortile d'estate che a ogni proiezione vede la partecipazione di 150 persone con le sedie di casa.

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