Cronaca locale

Assalto col machete: chiesti fino a 14 anni per i latinos del treno

I sei sudamericani a processo per tentato omicidio. Il ferroviere Di Napoli ha quasi perso un braccio

Assalto col machete: chiesti fino a 14 anni per i latinos del treno

Pene comprese tra gli otto e i 14 anni per l'aggressione con il machete. È la richiesta del pm Lucia Minutella per i sei imputati di tentato omicidio nel processo con rito abbreviato davanti al gup Alfonsa Ferraro. La condanna più pesante è stata chiesta per Josè Ernesto Rosa Martinez, il 19enne salvadoregno che ha quasi amputato il braccio del capotreno Carlo Di Napoli e ha ferito alla testa Riccardo Magagnin.L'aggressione è avvenuta lo scorso 11 giugno alla fermata di Villapizzone. Di Napoli, capotreno di Trenord di 32 anni, chiede il biglietto a un gruppo di giovani sudamericani. Loro sono su di giri, hanno bevuto. Non hanno il biglietto e ne nasce una rissa, finita nel sangue. Farebbero tutti parte della gang di latinos Ms13. Oltre a Martinez, sono imputati Jackson Lopez Trivino, detto «Peligro» (chiesti per lui 12 anni e 8 mesi), Alexis Ernesto Garcia Rojas (11 anni e 4 mesi), Andres Lopez Barraza (10 anni e 8 mesi), Kevin Jeovanni Vasquez Majano (10 anni e 8 mesi). Per Henry Alexander Cortez Gonzales, che aveva offerto 500 euro di risarcimento e scritto una lettera di scuse, la richiesta è di 8 anni di carcere. È l'unico per cui sono state chieste le attenuanti generiche. Quattro di loro sono in carcere, due sono a piede libero. Imputato, ma al tribunale dei minori, un settimo straniero. Sono arrivate anche le richieste delle parti civili. Per Trenord l'avvocato Massimo Pellicciotta ha chiesto 20mila euro di provvisionale, per Di Napoli il legale Luca Ponzoni ha chiesto 100mila euro e Matteo Calori, che assiste Magagnin, 50mila euro. Ieri in aula Martinez, assistito dal legale Luigi La Marca, non ha parlato. Si sono fatti interrogare o hanno rilasciato dichiarazioni spontanee invece quattro degli altri sudamericani. Garcia Rojas, rappresentato dall'avvocato Robert Ranieli, ha dichiarato: «Il capotreno mi ha dato un calcio alla gamba e io ho reagito verbalmente dicendogli che doveva chiedermi scusa. Mi dispiace per questa mia reazione». Così sarebbe partito il diverbio. Dai filmati agli atti però non risulterebbe alcun calcio dato dal ferroviere. La versione dei cinque complici di Martinez è che il giorno dell'aggressione erano ubriachi. Dicono quindi di non ricordare come sono andate esattamente le cose. Ma che a sferrare i colpi è stato il 19enne. Quest'ultimo negli scorsi interrogatori ha ammesso i fatti e all'arresto aveva indicato gli altri presenti sul treno. Secondo il pm, il gruppo avrebbe cercato un «pretesto» per l'aggressione. All'udienza era presente anche Di Napoli. «Le richieste del pm sono giuste - ha detto fuori dall'aula - e spero che in carcere questi ragazzi possano cambiare. Il mio braccio? Sta riacquistando forza, mi sto riprendendo. Resta il problema della funzionalità della mano». Sul suo futuro il giovane ferroviere è, nonostante tutto, ottimista: «Mi piaceva il mio lavoro. Sono nato capotreno e vorrei tornare a esserlo. Ma purtroppo non credo che sarà possibile: il recupero non sarà totale. Considerato però che per quello che è successo potrei anche non essere qui a parlarne, sono aperto a tutto quello di buono che arriverà. Concorderò il mio nuovo incarico con l'azienda, che si è dimostrata molto disponibile».

Nella prossima udienza, il 29 gennaio, parleranno le difese degli imputati.

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