Cronaca locale

Assassino al volante, sconto di pena

Una sera di primavera, 29 aprile del 2010. Marco è alle Colonne di San Lorenzo con un'amica. Di lì a qualche giorno discuterà la tesi di laurea alla Bocconi. Forse sta pensando anche a questo, mentre attraversa la strada verso corso di Porta Ticinese. Ha 28 anni, ai è trasferito a Milano da Avellino, e ha il futuro davanti. Un futuro spezzato dall'auto che lo travolge sulle strisce pedonali. L'amica è ferita, ma se la cava. Lui no. Marco Martiniello muore al Policlinico, dove era stato ricoverato d'urgenza, dopo due giorni di agonia. E Francesco Bossi, il ragazzo al volante che aveva un livello di alcol nel sangue tre volte sopra il limite fissato dalla legge, finisce a processo per omicidio colposo. Tre anni e 4 mesi in primo grado. Ieri i giudici d'appello riducono la condanna a 2 anni e 8 mesi.
Dunque, uno sconto di 8 mesi all'imputato, che in passato aveva cercato di patteggiare una pena di un anno e 5 mesi. Il giudice per le udienze preliminari Maria Vicidomini aveva però respinto l'istanza, ritenendola non congrua rispetto alla gravità del fatto, nonostante il parere favorevole del pubblico ministero Nicola Balice e il fatto che l'imputato fosse incensurato. E nel marzo del 2012 era arrivata la condanna a 3 anni e 4 mesi con rito abbreviato del gup Stefania Donadeo. La Corte d'Appello, ieri, ha confermato il riconoscimento delle attenuanti generiche e ha eliminato un aggravante relativa all'investimento dell'amica di Martiniello. «La vittima e i suoi familiari hanno comunque ottenuto giustizia», il commento del legale di parte civile, l'avvocato Domenico Musicco. Si tratta, ha chiarito Musicco, di una condanna per omicidio colposo e con rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena) superiore ai due anni. Inoltre, come raramente accade, l'imputato ha risarcito in parte la famiglia della vittima e si è impegnato a versare la parte restante. L'avvocato, presidente di Avisl (Associazione vittime incidenti stradali, sul lavoro e malasanità) è tornato a chiedere l'introduzione del «reato di omicidio stradale», anche alla luce della tragica morte di Beatrice Papetti, la ragazza di 26 anni investita da un'auto pirata lungo la strada Padana superiore, a Gorgonzola, mentre era in bici con il cugino. Chi fosse al volante di quell'auto, ancora non si sa. Le indagini dei carabinieri proseguono. Ma il padre di Beatrice - volontario su un'ambulanza e tra i primi a soccorrere la figlia - ha lanciato un appello: «Morta Beatrice Papetti: Il Padre: «Questo criminale si consegni».
L'ipotesi di una legge che istituisca il reato di omicidio stradale viene ripresa e rilanciata dalla Lega. «Certezza della pena per chi viene giudicato colpevole di aver usato la propria auto come un'arma». Il deputato milanese della Lega Nord, Marco Rondini, presenterà a breve un progetto di legge per introdurre proprio il reato di omicidio stradale a carico di chi provoca incidenti mortali e pene più severe per chi guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di stupefacenti. «Vogliamo fare in modo - continua Rondini - che chi si macchia di gravi reati di sangue sconti la pena in carcere e non guidi mai più una macchina in vita sua. E che non possa beneficiare di alcuno sconto o di pene alternative al carcere».

Il parlamentare del Carroccio ha anche depositato un'interrogazione a Montecitorio in relazione alla morte della giovane Beatrice.

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