Cronaca locale

Associazione italocinese in nome della cultura

Nasce il progetto Apice, una piattaforma di integrazione per i giovani naturalizzati

Associazione italocinese in nome della cultura

Si intitola A.P.I.C.E (acronimo di Associazione popolare italiana cinese europea) l'innovativo progetto che viene lanciato in questi giorni con lo scopo di fare da volano a una vera integrazione della comunità silenziosa in ambito culturale e sociale. I cinesi degli anni «00», soprattutto le nuove generazioni stanno estendendo il meccanismo del guanxi (un sistema di relazioni), ovvero l'opportunità di chiedere aiuto anche agli italiani per iniziare un percorso d'integrazione sociale, oltre che ai connazionali cinesi, come vuole la tradizione. In quest'ambito si inserisce A.P.I.C.E., centro permanente di supporto no profit in via Cislaghi, 26, zona Precotto (MM linea 1), ideata dal presidente Huang Yang Song, per gli amici Gianni, classe 1978, nato a Zhejiang . L'Associazione non lucrativa persegue obiettivi di inclusione sociale e di solidarietà, opera nei settori dell'istruzione, della promozione culturale, della formazione e della tutela dei diritti civili. Mancava una piattaforma condivisa tra italiani e cinesi ideata per offrire consulenza giuridica, amministrativa, burocratica e supporto per richiedere pratiche subordinate alla costituzione di aziende artigiane e commerciali, corsi di lingua italiana, gite culturali alla scoperta di Milano e dintorni. La cultura della solidarietà si traduce in una impresa che promuove eventi finalizzati alla socializzazione dei cinesi a Milano e A.P. C.E è una dimostrazione che coglie nuove prospettive dei giovani o adulti cinesi che ormai anche tra di loro parlano e mangiano italiano. L'attrazione fatale tra la Cina, Milano e la Lombardia passa per la via della seta, delle perle, della carta, delle «cineserie», del cibo dal 1906, quando in occasione della prima Esposizione Universale, questa cultura stupisce gli italiani con un padiglione sorprendente. Quindi esotismi a parte, A.P. I.C. E. si prefigge come processo di scambio, di relazione in cui la diversità non è un problema ma un'opportunità di sviluppo sociale.

Questa associazione con regolare statuto è nata tra un caffè, un cappuccino o un bicchiere di vino sorseggiati nel bar di Gianni, diventato un laboratorio di patti di solidarietà e di amicizia, senza slot machine, tv e radio con volume assordate, ma con due quotidiani al giorno, alcune riviste e uno scaffale con diversi libri italiani donati dai clienti del quartiere, dove si scambiano idee, progetti di un possibile futuro. JC

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