Cronaca locale

Autista radiobus aggredito da baby bulli

Una dozzina, tutti italiani imbrattavano i sedili: il conducente ha chiesto di scendere ed è stato preso a pugni

Non si fermano le aggressioni ai conducenti, controllori di mezzi pubblici. Un caso? Un periodaccio? Emulazione? Microcriminalità in aumento? Tutto può essere e forse non servono neanche tavole rotonde e plastici per discutere del fenomeno. Sta di fatto che, dalla vicenda, gravissima, del controllore preso a colpi di machete dal membro di una gang latino-americana sul passante ferroviario a Villapizzone, gli episodi di violenza e totale mancanza di rispetto per chi svolge un lavoro routinario ma anche delicato, non facile e, soprattutto, di responsabilità, si susseguono. L'ultimo caso, in ordine temporale, del genere riguarda un conducente di un Radiobus della linea 71 dell'Atm. L'uomo, un 43enne, poco prima dell'una e trenta della notte tra sabato e domenica, era alla guida del mezzo pubblico in via San Vigilio, tra Famagosta e il quartiere San Ambrogio, a due passi dall'ospedale San Paolo. Dove è stato portato dagli operatori del 118 dopo che un ragazzo gli ha rifilato, come ha riferito ieri la polizia, un pugno sul volto, dandosela poi a gambe insieme a un gruppo di coetanei.

«Avevo chiesto a quei ragazzi, saliti in piazza XXIV maggio, di mantenere un contegno, per così dire, più urbano - ha spiegato il 42enne alla polizia mentre all'ospedale, in codice verde, oltre a medicarlo cercavano soprattutto di tranquillizzarlo -. Erano una dozzina, tutti italiani, ma non ubriachi. Fumavano sul bus, urlavano, inveivano con parolacce ad alta voce tra loro e tenevano i piedi sui sedili. A una fermata di via San Vigilio, sono intervenuto, imponendo loro di scendere visto che non la smettevano. Uno di loro mi ha sferrato un pugno, poi tutti insieme sono scappati».

L'Ufficio prevenzione generale, che coordina le «Volanti», si sta occupando dell'indagine sul fatto.

Sul mezzo pubblico non ci sono telecamere, ma in via San Vigilio, dove si è fermato il bus, ci sono i «grandi occhi» del Comune che hanno immortalato i giovani in fuga dopo l'aggressione.

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