Cronaca locale

La basilica dei re si consuma: campagna pilota per salvarla

Calcinacci e transenne al gioiello romanico-lombardo che ospitò l'incoronazione del Barbarossa nel 1155

La basilica dei re si consuma: campagna pilota per salvarla

Chi volesse rintracciare i segni del leggendario passaggio in Italia dei Longobardi guarderebbe alle basiliche di Pavia, capitale del loro regno. E chi cercasse un archetipo del romanico-lombardo potrebbe trovarlo nel cuore della città, a due passi dal Ticino, a San Michele Maggiore. Un gioiello fragile. Da salvare.

Nella splendida semplicità della sua facciata, nelle bifore e nei bassorilievi, nei tesori e nelle reliquie interne si vede un «segno di perfezione» (parola di Philippe Daverio). Ma questo capolavoro si sta consumando: giorno dopo giorno il tempo erode la pietra arenaria e il profilo della basilica si ammorbidisce e si sfoca.

San Michele perde pezzi. Pochi giorni fa sono caduti a terra dei frammenti. La Provincia Pavese ha documentato come alcuni «sciacalli» entrino in azione: «Un tempo c'erano i profanatori di tombe. Oggi c'è chi tiene sotto controllo una delle chiese più antiche d'Italia». Il lato meridionale della basilica è nuovamente transennato per ragioni di sicurezza. E il «Bel San Michele», insieme alla parrocchia, intende avviare una mobilitazione che porti a un intervento di tutela e valorizzazione che sia partecipato dalla città e non solo. L'idea, come spiega il professore Vittorio Vaccari (presidente della onlus nata nel 2011) è un percorso culturale, non solo tecnico. Un percorso continuo. «Le guglie del Duomo di Milano, più resistente, sono continuamente rigenerate per l'intervento della fabbriceria», spiega. Il sogno è fare di un capolavoro religioso e artistico un bene sempre più vivo e condiviso, un tesoro da curare tutti insieme, costantemente, un tesoro di cui essere orgogliosi.

Una basilica dedicata all'arcangelo a Pavia è attestata come molto antica. Paolo Diacono narra che un servo fedele del re Bertarido, si rifugiò «in beati Michaelis Archangeli basilicam». Siamo al 642. L'attuale chiesa fu costruita fra l'XI e il XII secolo e la sua importanza storica si deduce anche dal fatto che abbia ospitato in epoca carolingia il solenne battesimo di Rotrude, figlia dell'imperatore Lotario I e di Ermengarda. Ma anche le incoronazioni di re italici fra l'888 e il 1004 e - nel 1155 - quella sfarzosissima di Federico I il Barbarossa.

Nel corso dei secoli San Michele è già stata oggetto di vari di vari interventi di restauro. Ora servono almeno 2 milioni e mezzo, per conservare e valorizzare San Michele con un museo, strumenti multimediali e altre progetti. Sono in corso interlocuzioni col ministero ed è avviato il piano per il riconoscimento dell'Unesco nell'ambito della via Francigena, di cui è tappa. «Ma - avverte Vaccari - tutto questo deve avvenire su un humus vivo».

Il Bel San Michele ha in programma un calendario di eventi. In questi giorni la chiesa ospita una mostra, «La dimensione europea del San Michele Maggiore», che è frutto del lavoro degli studenti di architettura del Politecnico di Milano, al lavoro per 2 anni con rilievi innovativi. In questa filosofia di partecipazione sta anche la caccia al tesoro che ha portato i bambini dei centri estivi ad abbracciare fisicamente la basilica. Il tesoro è lì che chiede impegno e attenzioni. Adesso tocca (anche) a Pavia, che di tesori è distrattamente ricca. Nel 1965 il Consiglio comunale votò all'unanimità un appello del sindaco alla città per «il più illustre monumento della nostra lunga e fiera storia medievale».

L'appello si chiudeva con: «Avanti dunque per San Michele!».

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