Cronaca locale

"Basta assistenzialismo, la sfida dell'autonomia è decisiva per il Paese"

Dopo nove mesi di lavoro, un 2019 cruciale: "Fare il governatore? Complicato ma bello"

"Basta assistenzialismo, la sfida dell'autonomia  è decisiva per il Paese"

Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia da marzo, si è appena chiuso il suo primo anno da governatore. Se lo aspettava così? È stato più complicato del previsto? Come è andata?

«È molto complicato, ma me lo aspettavo così. L'unica cosa che pensavo di gestire con maggiore tranquillità è il numero degli appuntamenti, degli impegni che ancora mi tolgono troppo tempo. Per il resto è affascinante, gratificante, complicato ma molto bello insomma. Sono molto contento di aver avuto questa opportunità».

Una opportunità che un anno fa esatto, nessuno, o quasi, avrebbe previsto. Lei sembrava destinato a un seggio, magari senatoriale, o al governo. Ma forse lavorare per la Lombardia è più nelle sue corde.

«Sicuramente è nelle mie corde, è una fortuna, ed è una parte del Paese in cui le decisioni si possono prendere. Se si sbaglia si sbaglia, ma non perché le cose siano impossibili, le cose le scegliamo e se si chiede un sacrificio, sappiamo che ci sarà una risposta positiva».

Nella formazione della giunta c'è stata attenzione alla rappresentanza territoriale. Non c'è il rischio di un certo Milanocentrismo che faccia sentire penalizzate altre città? A Pavia hanno manifestato per difendere i collegi universitari.

«Sono disposto a subire ogni critica, ma meno disposto quando si dicono cose false. Tutto ciò mi ha molto indispettito. Si è parlato di un taglio da 4 milioni, non c'è nessun taglio da 4 milioni, c'è una decisione dei rettori. Il problema andava affrontato in altro modo. Comunque, io sono di provincia. Milano è ovviamente al centro di tutto ma prestiamo grande attenzione a tutte le realtà della nostra regione».

Ci sono segnali di inquietudine fra le imprese del Nord, le infrastrutture sembrano aver subìto uno stop. Condivide le preoccupazioni? Che anno sarà il 2019 per le aziende lombarde?

«Continuiamo la politica che il centrodestra ha sempre portato avanti, con grande attenzione agli imprenditori e un occhio di riguardo per la piccola e media impresa. Sull'innovazione abbiamo un bando da 80 milioni. Questa politica dello sviluppo comprende le infrastrutture. Vogliamo fare Pedemontana, ma anche la Mantova-Cremona. E sollecitiamo a fare investimenti nella nostra rete ferroviaria, che da troppi anni è abbandonata».

Trenord è il problema più grave che si trova davanti?

«Sicuramente il più grave, dobbiamo dare risposte immediate. Le opposizioni fanno la loro parte, ma se mancano cento treni non si può andare al concessionario a comprarli. Servono 2 anni. Inizieranno ad arrivare nella primavera 2020. E grazie al nostro pressing, da giugno 2019 i treni nuovi di Fs. Ciò detto, il piano d'emergenza qualche risultato lo sta portando. Avendo sostituito alcune corse con la gomma è stato alleggerito lo stress dei mezzi vecchi. Nei primi giorni le soppressioni si sono ridotte in modo significativo, verso la fisiologia, ma dobbiamo migliorare ancora, per evitare crisi. Io questa cosa l'ho messa al primo punto».

Il 2019 potrebbe portare in dote le Olimpiadi?

«Spero proprio di sì, è una scommessa importante. I grandi eventi contribuiscono a far crescere un territorio, a dargli credibilità. Un'Olimpiade ben organizzata porterebbe grandi vantaggi. Io mi sto impegnando con grande determinazione. Il nostro progetto è molto bello, mette insieme il fascino delle nostre montagne con il grande brand di Milano».

E l'autonomia cosa significherebbe concretamente per i cittadini lombardi?

«Si inizierebbe un percorso che porta a evidenti, grandissimi benefici. Al di là delle risorse, significherebbe poter finalmente decidere sul nostro territorio le politiche che vogliamo portare avanti, senza essere condizionati da normative che possono andar bene per altri ma non per noi. Esempio: per la legge dovremmo licenziare medici e infermieri per tornare ai livelli del 2004 ridotti di una percentuale. Secondo me su questo si decide il futuro del Paese. O il Sud decide di accettare questa sfida o è destinato a essere marginale. Dobbiamo dare alle energie del Sud la possibilità di emergere. L'assistenzialismo non fa che assorbire tutte le energie. Il presidente della Campania De Luca l'ha capito. Questa sfida vuole correrla».

Quando parliamo di autonomia parliamo di competenze o anche di risorse?

«In termini di risorse, il vantaggio deriverà dall'efficientamento, dal fatto che la nostra organizzazione è migliore di quella statale. I compiti attribuiti, riusciremmo a gestirli in modo più efficiente. Poi se i cambiamenti porteranno ai costi standard potremmo anche avere risorse in più, ma questo punto non è fondamentale ora. Non sono i trasferimenti da Roma che contano: è la capacità di efficientare l'organizzazione, i risparmi li teniamo noi. Se non si fa così non si va da nessuna parte».

Ha ancora 4 anni (almeno) da presidente, ma qual è l'impronta che vuole lasciare? Una Lombardia che fa da sé? Un motore europeo?

«Certo, una Regione che chiede di fare da sé, sicuramente una Regione europea che guarda all'innovazione e alla ricerca, ma soprattutto una Regione che vuol aiutare le persone perbene e non i furbi. Su questo iniziamo anche da cose apparentemente piccole, come l'azzeramento dell'affitto delle case popolari, per gli over 70 in regola col pagamento, in presenza di certe condizioni. In Italia i furbi hanno sempre avuto la meglio.

Per la prima volta si fa qualcosa per le persone serie che fanno il loro dovere».

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