Cronaca locale

Il bestiario di Theo Jansen «Leonardo» dell'era globale

Serata speciale al Museo della Scienza per la mostra dell'artista olandese che inventa macchine fantastiche

Marta Calcagno Baldini

Quando Theo Jansen, l'artista olandese laureato in Fisica applicata alla Delft University of Technology, ha concluso uno dei suoi Strandbeest, lo libera sulle spiagge olandesi. Si tratta di giganteschi esseri artificiali simili ad enormi insetti realizzati con scarti di materiali industriali, come tubi di plastica, fili di nylon e nastro adesivo. Sono creature progettate in modo da essere ecosostenibili e autonome: si servono del vento per muoversi grazie all'aria che incanalano nelle bottiglie vuote di cui sono sempre dotate e, se sono vicine al mare, sono in grado di rilevare le onde e cambiare direzione con dei semplici sensori.

Chissà se, in occasione del Salone del Mobile, magari una di queste creature dal sapore zoomorfo deciderà di scappare dal padiglione Areonavale del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia dove è in corso, fino al 19 maggio, la mostra Dream Beasts. Le spettacolari creature di Theo Jansen. Proprio oggi, infatti, gli Strandbeest dell'artista olandese saranno visibili eccezionalmente in orario serale dalle 17 fino alle 22 (entrata da via Olona 6), per una «Dutch Night» promossa da ambasciata e consolato generale dei Paesi Bassi.

Sarà meglio controllare le porte, dato che Jansen, 71 anni spesi nel campo della scultura cinetica, ritiene le sue creature delle vere e proprie «nuove forme di vita»: nascono in seno ad un computer come algoritmi, grazie ai quasi dieci anni di studio in fisica applicata del suo autore, e sono un'esplorazione in campo della robotica in un mondo che sta a metà strada tra la scienza e l'arte.

Quello milanese non è il primo museo per gli Strandbeest: girano di città in città, dall'Exploratium di San Francisco, a la Cité des Sciences e il Palais de Tokyo di Parigi o il Museum di Singapore, mostrando anche la propria evoluzione. Gli Strandbeest, infatti, non sono mai uguali uno all'altro: ogni creatura-macchina ha delle specifiche caratteristiche ed è stata sottoposta a un periodo di prova sempre sulle spiagge olandesi prima di essere inserita nelle «specie» di esistenti. Come in una vera evoluzione darwiniana le creature sono divenute nel tempo più complesse, migliorando le proprie possibilità di sopravvivere.

Esiste un vero e proprio albero genealogico delle Strandbeest, e sono catalogate per epoche di concezione, e ogni periodo porta delle caratteristiche. A Milano, tra spiegazioni, disegni, progetti e video sugli Strandbeest, sui tredici esemplari presenti e affianco a cui si può camminare se ne vedrà anche uno del 1993-94 e uno del 1994-97: l'«Animaris Sabulosa Cutis», primo Strandbeest in grado di muoversi lateralmente controvento, e l'«Animaris Rigide Properans», che riesce a farlo più velocemente grazie a un'elica sulla parte posteriore.

La mostra s'inserisce anche nel quadro degli eventi e le celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, e, durante il periodo di apertura, in tutti i weekend sono organizzate visite guidate per i piccoli (dai 5 anni) e attività nel temporary lab (dagli 11 anni). Infine l'appuntamento con la «Dutch Night» tornerà anche giovedì 9 maggio con un biglietto d'ingresso speciale a 5 euro.

Info: Museo della Scienza e della Tecnologia, con entrata in via Olona 6 dalle 17 alle 22. Sito web, www.museoscienza.

org.

Commenti