Cronaca locale

«Blitz in Centrale? Fatto il nostro dovere»

Il questore difende l'operazione che ha scatenato le polemiche

«È comprensibile e legittimo che ciascuno dica la sua sulla sicurezza della stazione Centrale, che ci siano quindi più visioni - politiche, sociali o di tipo amministrativo, anche molto differenti tra loro - del problema. Quello che voglio sottolineare è che la polizia svolge i suoi compiti. Noi ci occupiamo del controllo del territorio e della repressione dei reati. Cerchiamo quindi di parlare il meno possibile e fare sempre di più. Non è uno slogan, ma solo quello che la gente vuole e ci chiede».

L'incontro con Marcello Cardona - questore di Milano dal 17 febbraio scorso ma già in servizio nella nostra città, dall'85 al 92, anche come dirigente della Criminalpol - si svolge al III Reparto Mobile di via Cagni, dopo la messa in suffragio per il quarantesimo anniversario dalla scomparsa del vice brigadiere Antonio Custra. Ed è inevitabile che si parli di Milano e di sicurezza..

Signor questore, com'è il rapporto diretto della polizia con i cittadini. Cosa vi scrivono? Si lamentano?

«Riceviamo soprattutto tantissime mail e lettere di ringraziamento e apprezzamento. Con parole e frasi straordinarie, commoventi, la gente ci ringrazia per il nostro operato. Si tratta soprattutto di anziani e giovani. Le truffe ai nonnini infatti, restano un'emergenza e una priorità, anche se in molte zone stanno diminuendo. Il nostro lavoro deve andare avanti attraverso un'azione costante e giornaliera, dobbiamo organizzarci sempre meglio»

E i ragazzi? I giovani cosa vi scrivono?

«Mi colpisce la loro voglia di fare, l'amore per questa città. Sono molti quelli che si dicono entusiasti di studiare o lavorare a Milano».

Secondo lei si parla troppo?

«Ciascuno ha un ruolo. L'autorità di pubblica sicurezza non è deputata a fare accostamenti e a esprimere valutazioni. Ognuno può esprimere liberamente la propria idea. Noi dobbiamo invece fare, abbiamo l'obbligo giuridico di occuparci dei reati. Con sobrietà e calma, equilibrati e sereni. Non siamo un'azienda».

Vorremmo invece parlare con lei di accoglienza.

«L'accoglienza è fondamentale in questo momento, ma non va confusa con chi commette i reati. L'accoglienza inoltre può produrre sicurezza».

A molti potrà sembrare un controsenso...

«L'accoglienza produce sicurezza attraverso tutta la nostra attività amministrativa, il rilevamento delle impronte digitali le pare poca cosa? È importantissima».

Riguarda proprio l'accoglienza il protocollo che il prefetto Lamorgese firmerà giovedì mattina con il sindaco Sala e i sindaci della città metropolitana alla presenza del ministro dell'Interno Marco Minniti..

«Un fatto importantissimo. Questo protocollo costituisce un modello a livello nazionale per tutte le prefetture».

Chi si toglie la vita, come quel giovane profugo in stazione Centrale, forse non considera l'accoglienza milanese un modello...Non le pare che ci siano questioni legate ai migranti che vengono sottovalutate e cominciano a venire a galla?

«Bisogna conoscere la storia, i trascorsi di chi si toglie la vita. Spesso, come nel caso dei profughi suicidi, il disagio psichico non è ricollegabile alle condizioni di vita. Le posso dire che invece ci sono migliaia di questi soggetti che accettano l'accoglienza a braccia aperte. Su questo tema non bisogna fare confusione».

PaFu

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