Cronaca locale

Boom di assicurazioni false: «È la crisi»

Boom di assicurazioni false: «È la crisi»

Un fenomeno in costante aumento. Che non conosce nazionalità né età. Stranieri e italiani, delinquenti e insospettabili, giovani disoccupati e pensionati ci finiscono dentro. Dietro un racket, in mano al 50% a italiani e stranieri e un mercato in continua crescita. Stiamo parlando della contraffazione dei contrassegni assicurativi, una tendenza che negli ultimi anni è aumentata del 50%: solo nel 2011 gli agenti del servizio radiomobile specializzato nel controllo assicurativo hanno sequestrato 271 veicoli senza contrassegno, di cui 104 con polizze false. Ma il fenomeno è molto più esteso tanto che, stando ai controlli effettuati, si stima che il 15-20% delle vetture in circolazione utilizzino contrassegni illegali. La piaga interessa quasi esclusivamente le automobili, sottoposte all’obbligo di esporre il tagliando, così si stima che la maggior parte del moto circolino addirittura senza copertura. Il motivo? Il risparmio, complice la legge: le moto non sono obbligate a esporre il tagliando, e i controlli, che avvengono fermando i veicoli, sono molto più rari.
Alla base dell’aumento vertiginoso delle assicurazioni illegali, che hanno invertito la tendenza rispetto alle patenti false che sono in calo, la crisi. Se prima, infatti, erano soprattutto delinquenti, ladri, balordi a essere dediti alla contraffazione, che permetteva loro di circolare impuniti, ora la «tentazione» sta prendendo sempre più italiani in crisi. Persone socialmente deboli o in difficoltà, spesso alla guida di mezzi vecchi e di scarsissimo valore, giovani disoccupati o pensionati, persone insospettabili e incensurate, cascano nella scorciatoia del risparmio facile. Così c’è chi si dedica al fai da te fotocopiando a colori i vecchi contrassegni - pratica in disuso perché a rischio sicuro - chi grazie a scanner e computer riesce a confezionare ottimi prodotti, chi si affida al mercato. Il racket infatti si occupa di rubare intere partite di contrassegni in bianco che poi vengono personalizzati. A favore dei furbetti gioca il proliferare di compagnie assicurative, ognuna delle quali adotta un diverso sistema di compilazione, e la tecnologia, che permette di affinare sempre più le tecniche e migliorare i prodotti. Ricorrono a contrassegni illegali pregiudicati o delinquenti che intestano l’auto a prestanome, spesso extracomunitari e stranieri reclutati alla mensa dei poveri o nei dormitori, che utilizzano i veicoli per compiere reati senza rischiare di venire identificati, oppure insospettabili. L’intensa attività cui sono chiamati i vigili rende anche piuttosto rari i controlli, tuttavia nel nucleo radiomobile un gruppetto di agenti si è specializzato nella contraffazione: in 5 -6 anni di esperienza gli agenti hanno sviluppato un certo occhio e riescono a riconoscere a prima vista un contrassegno autentico. Il lavoro che ci sta dietro è lungo e laborioso, e sfora l’orario lavorativo: i vigili tengono d’occhio tutti i movimenti delle compagnie, dalle fusioni alla nascita di nuove, ai broker, agli annunci ammiccanti. Grazie all’istinto, allo spirito di iniziativa, alla conoscenza approfondita dei diversi tagliandi in circolazione gli agenti riescono a beccare i furbetti. Basta poi una telefonata alle compagnie per avere la conferma. Il controllo è ancora più semplice quando si tratta di incrociare partite di tagliandi in bianco rubati con quelli considerati sospetti durante i controlli. In gioco ci sono la sicurezza e la tutela dei cittadini: l’obiettivo è prevenire e evitare fughe e omissioni di soccorso nel caso di incidenti.
I ghisa sono all’avanguardia anche nell’identificazione di patenti false grazie al Gabinetto falsi documentali, ufficio nato nel 2000 per contrastare l’immigrazione clandestina, che negli anni è diventato un modello.

«I vigili non sono solo sinonimo di multe - commenta Daniele Vincini, segretario Sulpm Città di Milano - gli agenti specializzati nella contraffazione lavorano per tutelare la sicurezza, i diritti e la protezione dei milanesi».

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