Cronaca locale

Boom del vicinato 2.0: il Comune censisce tutte le vie "social"

Bando di Palazzo Marino per collaborare con gli oltre 70 gruppi spontanei di residenti

Boom del vicinato 2.0: il Comune censisce tutte le vie "social"

La strada l'hanno aperta i residenti di via Fondazza a Bologna nel 2013. Da allora le social street si sono diffuse in tutta Italia, a Milano sono oltre settanta. Ora il Comune lancia un avviso pubblico per censirle le vie social, che in città vanno dal centro alla periferia. Da Lambrate a piazza Gobetti, da via Castaldi a via Missaglia, da Gambara a Romolo, fino a corso Lodi e corso San Gottardo. La social street è la versione contemporanea del buon vicinato di quartiere. Ecco il «manifesto» pubblicato sul sito socialstree.it (dove si trova anche l'elenco delle vie milanesi aderenti): l'obiettivo è «quello di socializzare con i vicini della propria strada di residenza al fine di instaurare un legame, condividere necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, portare avanti progetti collettivi di interesse comune e trarre quindi tutti i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale». Lo strumento, a costo zero, sono i gruppi su Facebook. Dentro ci sono informazioni utili, scambi e baratti, annunci, aperitivi e occasioni di incontro, attività ricreative per i residenti più soli, le molte declinazioni del fenomeno sharing, coworking, giardini condivisi... I gruppi nascono spontaneamente dall'iniziativa dei cittadini, sono informali, aperti a chi vuole partecipare ed è escluso ogni scopo di lucro.

Palazzo Marino, dopo una delibera di giunta dello scorso maggio, pubblica un avviso per conoscere le social street e interagire con queste attività. Ne riconosce il ruolo di aggregazione e offre collaborazione, spazi e servizi. Lo scopo del Comune è creare un «elenco di gruppi informali di cittadinanza attiva», con un regolamento che varrà per tutti. Spiega l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino: «Abbiamo voluto valorizzare risorse sociali non del tutto conosciute e informali che quotidianamente operano in favore della collettività, rivolgendosi in particolare a persone in condizioni di fragilità. Siamo convinti sia necessario un loro coinvolgimento a pieno titolo nella rete del welfare milanese, insieme ad associazioni e gruppi di volontariato». E l'assessore alla Partecipazione Lorenzo Lipparini: «Intendiamo garantire anche alle realtà informali, sempre più attive e numerose in città, una collaborazione costante, che si tradurrà, per esempio, in un accesso agevolato ai tanti spazi di aggregazione già operativi in città quali le Case delle associazioni, gli spazi WeMi, i negozi civici e gli spazi dei nove municipi». Per iscriversi c'è tempo fino al 5 maggio. Occorre inviare un progetto delle attività, il gruppo deve essere formato da due o più persone maggiorenni, senza condanne penali, residenti a Milano, comunitarie o straniere purché in possesso di regolare titolo di soggiorno. Ogni gruppo dovrà avere un referente che terrà le relazioni con Palazzo Marino. Per l'ammissione, i progetti saranno valutati da una commissione di esperti. La parola d'ordine infine sarà «trasparenza». L'avviso spiega che dovranno essere pubblici proposte, forme di sostegno, decisioni, risultati.

Gli elenchi dovranno essere accessibili periodicamente a tutti i cittadini e saranno aggiornati ogni sei mesi.

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