Cronaca locale

Il Boss arriva a San Siro Tre ore a tutto rock superando mezzanotte

Domenica e martedì concerti di Springsteen E c'è l'ok del Comune: niente limite di orario

Luca Testoni

San Siro (già ora si chiama Meazza...) e Bruce Springsteen, un binomio inscindibile.

In una giornata di pioggia del 1985 (era il solstizio d'estate), il Boss si esibì nella sua «prima» italiana di sempre. Quello alla Scala del calcio davanti ad 80mila spettatori fu un concerto memorabile, dove forse riuscì ad esprimere il massimo della simbiosi con il pubblico italiano.

A più di 31 anni di distanza, sempre con la E Street Band (che ha più volte «riaddestrato» portandola a una rilettura e rivisitazione critica di tutto il repertorio) al seguito, il buon vecchio Bruce - 67 anni a settembre - si riproporrà nello stesso stadio per due concerti: la sera di domenica e quella di martedì.

Preparatevi ad uno show (anzi, due...), da intendersi ormai come un vero e proprio rito collettivo. E quest'anno niente limite di mezzanotte come Cenerentola. Springsteen potrà suonare oltre la mezzanotte. Lo ha ha fatto sapere Claudio Trotta, patron della Barley Arts, la società che ha organizzato l'ennesimo ritorno del rocker americano: «Avendo deciso Barley Arts di pagare un euro per pagante al Comune di Milano (si poteva anche pagare di meno e non avere questi orari come legittimamente hanno fatto gli altri organizzatori a San Siro quest'anno) con Bruce a San Siro il concerto potrà finire entro le 0.30».

Non è un particolare da poco l'orario di fine concerto, perché lo stesso Trotta nel 2008 fu destinatario di avviso di garanzia dalla Procura di Milano causa sforamento di 22 minuti rispetto all'orario concordato con il Comune. Va ricordato che il promoter è uscito dalla vicenda giudiziaria senza danni, ma la polemica sui limiti orari ai concerti al Meazza (con tanto di proteste degli agguerriti comitati anti-rumore dei residenti della zona San Siro) ha tenuto banco per un bel po'.

Sia quel che sia (a proposito, i fortunati possessori del ticket del concerto, potranno ottenere gratuitamente un biglietto giornaliero dell'Atm per raggiungere lo stadio coi mezzi pubblici), Springsteen resta Springsteen, perché più di chiunque altro è riuscito a sintonizzarsi con l'America che gli appartiene, e cioè quella che parte dal nulla, da umili origini, da un passato di immigrazione e di povertà e di sofferenza. Se la vita si fa dura, state certi che arriva il Boss a raccontarla. I testi delle canzoni di Springsteen sono racconti con un inizio e una fine, brevi storie con personaggi che dialogano e interagiscono. Gente che vive ai margini, che ha segreti da tenere o una vita da riscattare. Alla fine c'è sempre una speranza di redenzione. È l'eterna pastorale americana in note da canzonetta. È la «messa in musica» dello spirito di una nazione, la forza della working class, la cronaca romanzata della vita quotidiana della gente comune.

In scaletta più di una trentina di canzoni per quasi tre ore e mezzo di musica.

Al centro del tour 2016, l'esecuzione integrale dello storico album The River, sulla scia della pubblicazione del cofanetto The Ties That Baind: The River Collection, riedizione speciale del disco uscito nel 1980, uno dei più amati dagli springsteeniani doc.

Dopo le 20 canzoni di The River ci sarà però spazio anche per il cosiddetto «il concerto dopo il concerto», ovvero le hit che il pubblico conosce e vuole sentire sempre dal Boss e dalla sua cricca composta da Garry Tallent al basso, Max Weinberg alla batteria, Nils Lofgren, Steven Van Zandt e la moglie Patti Scialfa alle chitarre e Roy Bittan alle tastiere.

Commenti