Cronaca locale

Brera scommette su Lotto «Palazzo Citterio nel 2018»

Ecco il nuovo allestimento sul maestro veneziano Bradbourne: tra un anno e mezzo pronte le nuove sale

Francesca Amè

L'ossessione per il ritratto, per la posa, per la celebrazione di sé non nasce oggi. Nel Cinquecento, ad esempio, nobili e ricchi borghesi gareggiavano per accaparrarsi i pittori migliori e più originali. Personalità come Lorenzo Lotto, veneziano giramondo (lavorò molto anche in Lombardia, a Bergamo) e vero genio per capacità di fissare sulla tela le caratteristiche intime dei personaggi che ritraeva. «In un dialogo privato con i suoi committenti, era in grado di disseminare nei suoi dipinti degli oggetti che alludessero alle loro storie personali, regalando così anima ai suoi lavori», dice Francesco Frangi, tra i massimi specialisti del Lotto. Siamo con lui a Brera: l'occasione è il nuovo allestimento della sala XIX della Pinacoteca che si trasforma ora le pareti sono di un elegante marrone in una piccola ma significativa galleria di ritratti cinquecenteschi di ambito lombardo-veneto. Lorenzo Lotto, neanche a dirlo, è il fiore all'occhiello della sala e il protagonista di «Attorno al Lotto», il quarto dialogo tra capolavori della storia dell'arte organizzato dalla Pinacoteca di Brera negli ultimi due anni: i dipinti firmati da Lotto della collezione permanente del museo - «Ritratto di gentiluomo con i guanti» (Liberale da Pinedel), «Ritratto di Febo da Brescia», «Ritratto di gentiluomo» e «Ritratto di Laura da Pola» - fino all'11 giugno sono messi a confronto con il celebre «Ritratto di gentiluomo di casa Rovero» proveniente dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia. Realizzato intorno al 1530, è infarcito di dettagli allusivi al committente, ma resta un enigma: «Forse si tratta di Cristoforo Rovero e le perle e i gioielli alludono alla morte della madre e alla sua successiva depressione, ma potrebbe anche essere il ritratto del cugino che in quegli anni lottava con la famiglia della sposa per non perdere l'eredità: questo spiegherebbe simboli particolari come la lucertola e il libro mastro tra le mani. Lotto amava creare sulla tela un codice cifrato tra lui e il committente», conclude Frangi. Per la prima volta nella storia dell'arte, ogni piccola vicenda umana trova sulla tela la sua dignità: questa attenzione alla psicologia dei personaggi è presente anche negli altri lavori di Lotto i ritratti di Brera sono tutti essenziali, sobri, di tonalità scure e in quelli degli otto artisti riuniti nella sala fresca di riallestimento: troviamo ad esempio Palma il Giovane, Giovan Battista Moroni, Sofonisba Anguissola. Il nuovo allestimento apre giovedì, con ingresso gratuito in Pinacoteca fino alle 22.15. Con quest'ultimo intervento, siamo ormai a quota 20 sale riallestite su 38: la «gestione Bradburne», che fin dal suo insediamento, nel 2016, ha puntato tutto sulla «rilettura della collezione permanente» va avanti. «Il prossimo anno, intorno a primavera, riallestiremo tutte le sale napoleoniche: sarà un grosso lavoro, ma non chiuderemo il museo. Riorganizzeremo le opere della collezione moderna che andranno a Palazzo Citterio, insieme a 26 opere della collezione Mattioli, quelle scelte nel '73 dall'allora sovrintendente Franco Russoli. Grazie a un deposito di due anni che ci è stato concesso da Laura, figlia di quel valente collezionista che fu Mattioli, potremo mostrare una vera Grande Brera», dice Bradburne. I tempi? «Se non ci sono intoppi nell'ottobre del 2018», spiega il direttore anglo-canadese che ha scelto Franco Russoli e la sua idea di «museo come arma di cultura attiva» quale modello. E il problema della conservazione, dopo le polemiche di quest'inverno sul Bramante? «Tutto sotto controllo risponde il direttore , presto le opere torneranno esposte: stiamo eseguendo i restauri.

Siamo come i contadini nei campi: c'è sempre qualcosa da fare».

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