Cronaca locale

A Brera torna a vivere la Casa degli Artisti cara a Fabro e Buzzati

La palazzina razionalista, dopo polemiche e lunghi restauri, ospiterà atelier e laboratori

Mimmo di Marzio

Piccolo miracolo a Milano. Dopo oltre un decennio torna a vivere la «Casa degli Artisti», luogo storico nato all'inizio del '900 per ospitare la ricerca artistica e abbandonato al degrado e all'oblio. Siamo in corso Garibaldi 95, nel cuore di Brera, area magnifica e appetita da immobiliaristi e griffe della moda. Eppure quell'edificio razionalista progettato dai mecenati fratelli Bogani e nascosto dal tempo e dalle ortiche, ha continuato per lustri a custodire la sua utopia bohemienne che affascinò per tutto il Dopoguerra grandi artisti e intellettuali come Luciano Fabro, Dino Buzzati, dadamaino, Chet Baker, Jole De Sanna, Hidetoshi Nagasawa e tanti altri. Uno scrigno della memoria che sembrava però inesorabilmente destinato al dimenticatoio. E invece quella palazzina di 1.200 metri quadri progettata per ospitare ateliers per scenografi, scultori, pittori e fotografi, è rinata dopo un lungo restauro effettuato grazie a una virtuosa sinergia tra pubblico e privato: ovvero tra il Comune di Milano e la Ducale Spa, nell'ambito di un intervento di edilizia e urbanistica che contemplava anche il recupero dello storico spazio culturale che agli inizi del secolo fu punto di ritrovo della Scapigliatura milanese. Era stato proprio il Comune, nel 2007, a ordinare lo sgombero degli spazi abbandonati al degrado e ad occupanti abusivi. Era appena scomparso Luciano Fabro, maestro dell'Arte Povera, che proprio negli atelier tra Corso Garibaldi e via Tommaso da Cazzaniga sviluppò la sua ricerca al fianco dell'artista giapponese Nagasawa e la critica d'arte Jole de Sanna; un sodalizio che generò un lavoro didattico e di teoria dell'arte da cui nacque il volume Regole d'arte (Milano 1980) e la decisione d'intraprendere la carriera accademica.

Le polemiche, dopo lo sgombero, fioccarono. Erano in molti a ritenere che l'iniziativa dell'allora sindaco Moratti fosse propedeutico all'abbattimento della Casa in nome di interessi immobiliaristici. Una demolizione a cui la palazzina era già sfuggita una volta dopo l'esproprio in epoca fascista alla vigilia della Seconda Guerra. L'idea della giunta Moratti era invece quella di recuperare la struttura per trasferirvi la scuola di ballo della Scala, progetto che però abortì. Il piano decollò sotto la giunta Pisapia, con l'obiettivo di restituire gli spazi alla città sotto forma di atelier low cost. Vennero emessi bandi per il restauro e successivamente per le associazioni artistiche, iter sposato e finalizzato dalla giunta Sala. Ora la Casa degli Artisti, a cui negli anni '90 si deve la promozione del restauro dei Bagni Misteriosi di Giorgio De Chirico, è pronta ed è assegnata con un contratto di dodici anni all'associazione Zona K, vincitrice del bando, impegnata nel campo artistico e teatrale e promotrice di rassegne come l'Ah-Um Milano Jazz festival e l'Ah-Um Kids Festival.

Una volta tanto, tutto è bene quel che finisce bene.

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