Cronaca locale

La «buona scuola» di Renzi nel tritacarne dei collettivi

Dopo aver bocciato tutti i ministri del passato ora i centri sociali dicono no anche alla Giannini

Gli studenti dei collettivi milanesi hanno sfilato contro tutti. Nell'ordine: contro il ministro Moratti, contro Fioroni, contro la Gelmini. E ancora: contro Profumo e la Carrozza. E ora nel tritacarne della protesta ci finisce anche il governo Renzi con Stefania Giannini. Basta dire no. A qualcosa e al suo opposto. A una riforma della scuola e alla sua contro riforma.

Con una puntualità svizzera, eccoli nuovamente in piazza gli studenti o pseudo tali: super abitudinari, all'inizio di ottobre. Il menù è sempre quello: fumogeni, cappucci della felpa alzati, megafoni, bombolette spray per imbrattare le vetrine delle banche (stavolta è toccato a Unicredit), striscioni (riciclati?) contro la «buona scuola», azioni collettive per bloccare il traffico.

E poi, se ci scappa pure l'occupazione di qualche stabile, meglio. Dopo la palazzina di via Meravigli, invasa la scorsa primavera, stavolta i centri sociali hanno preso di mira un edificio abbandonato in corso di Porta Vigentina: si tratta di una vecchia sede del Coni, al civico 52. Da una finestra hanno esposto uno striscione con la scritta «Siamo in credito di diritti, welfare, democrazia». All'interno dello stabile i ragazzi si sono messi a pulire e spazzare il pavimento, con la chiara intenzione di rimanerci. Tanto a Milano le occupazioni sono libere e passano sempre sotto silenzio.

Tra i cartelli e gli striscioni in piazza, foto del ministro Giannini con le scritte «Wanted» e «Bocciata», «Rialziamo la testa riprendiamoci tutto». A livello regionale i manifestanti chiedono una revisione della riforma Isee «che ha escluso tante studentesse e studenti dalla possibilità di accesso alla borsa di studio» e a livello nazionale «l'approvazione di una legge sul diritto allo studio che abbatta le differenze socio-economiche e territoriali, con borse di studio, servizi e reddito di formazione per studenti delle scuole superiori e delle università». E poi, per infarcire i contenuti del corteo dei soliti ritornelli, gli studenti hanno sfoderato il cavallo di battaglia che non tramonta mai: la protesta contro i finanziamenti alle scuole private. Durante la partenza e il passaggio del corteo il centro è rimasto semi-bloccato: inevitabili i riflessi sul traffico. Nel corteo i collettivi, assieme agli antagonisti dei centri sociali Cantiere e Lambretta, ci hanno infilato anche azioni di solidarietà ai profughi. All'altezza della metro Crocetta si sono stesi a terra e hanno disegnato le proprie sagome per dichiarare la loro vicinanza alle vittime degli sbarchi. Insomma, nemmeno il governo Renzi supera l'esame dei centri sociali e nel mirino va anche la politica sull'immigrazione. Assieme, ovviamente, alle banche.

In piazza Cordusio, i manifestanti hanno esposto uno striscione di fronte alla sede di Unicredit per denunciare che la banca «finanzia i produttori di armi, ai quali ogni anno versa 2 milioni di euro circa».

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