Cronaca locale

"C'è un rischio morbillo Via a una campagna per vaccinare i giovani"

La Lombardia è al quarto posto nei contagi L'assessore Gallera: «Serve cambio culturale»

"C'è un rischio morbillo Via a una campagna per vaccinare i giovani"

Continua l'allarme morbillo in Italia: secondo i dati più recenti diffusi dall'Istituto Superiore di Sanità dall'1 gennaio al 30 settembre sono stati segnalati 2.295 casi di morbillo nel nostro Paese. La Lombardia ad agosto era al quarto posto in classifica per numero di contagi. Il punto è che il 91,1% delle persone contagiate non era vaccinato, il 5,6 aveva effettuato una sola dose, l'1,4 per cento aveva ricevuto entrambe le dosi e l'1,9 non ricorda se e quando si era sottoposto a profilassi. Così se la presenza di non vaccinati fra gli operatori sanitari rimane un problema evidente, con 100 casi segnalati, cioè il 4,4% del totale, anche la copertura tra adolescenti e giovani adulti è un tema di discussione in questi giorni al Ministero della Salute. Nel 2018 la maggior parte delle infezioni (oltre il 60 per cento) si è verificata tra 15-39enni, con una prevalenza di 85 casi per milione di abitanti. Una su cinque, invece, ha coinvolto bambini con meno di 5 anni, che però sono soggetti. Già ad agosto era scattato l'allarme con 4.032 casi registrati in Italia su 13mila casi complessivi (tra il maggio 2017 e maggio 2018) in Europa, seguita da Grecia (2.752), Francia (2.436) e Romania (2.127).

Non solo, nella classifica italiana la Lombardia, con 131 casi, risulta essere la quarta regione italiana in classifica per numero di contagi. Il morbillo forse è una malattia che non viene considerata in tutta la sua gravità dalla maggior parte delle persone, eppure può avere conseguenze molto gravi: quasi la metà dei malati, il 48,9%, ha sviluppato delle complicanze mentre il 59,5% dei malati complessivi è stato ricoverato. Non solo, la somministrazione delle due dosi previste nel calendario dell'obbligo da bambini (la prima tra il 12esimo e il 15esimo mese di vita) e la seconda tra i 5 e i 6 anni, non rende immuni per tutta la vita, è necessario un richiamo in età adolescenziale. Ed è proprio tra gli adolescenti e giovani adulti la fascia di età che sfugge alla copertura. Proprio per questo il Ministero insieme ad altri dicasteri sta studiando misure che possano incentivare i giovani adulti a sottoporsi a profilassi. Tra le ipotesi: una facilitazione dei meccanismi collegati al sistema dei concorsi pubblici e del percorso universitario o accordi con le federazioni sportive per trovare incentivi anche per i giovani atleti. L'obiettivo è evitare di ricorrere all'obbligatorietà dell'immunizzazione per i giovani e gli adulti, ma puntare su meccanismi di incentivazione.

«In Lombardia - spiega l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera - abbiamo il tasso più alto di bambini vaccinati del paese. Certo, ogni strumento serva ad aumentare la copertura vaccinale è utile, ma io ne farei piuttosto una questione culturale. Penso per esempio a campagne informative ai corsi preparto, nelle scuole, nei luoghi di aggregazione per radicare il concetto del valore dell'importanza delle vaccinazioni». Cosa ne pensa del progetto del ministero? «Ripeto, penso che provocare un cambio di mentalità (il fenomeno dell'esitazione vaccinale molto diffuso in Italia è studiato dall'Organizzazione mondiale della Sanità) sia più utile che introdurre un vantaggio pratico. Detto ciò certamente non ha aiutato il fatto che non sia passato l'obbligo per operatori sanitarie e corpo insegnati». Allo stesso modo i tentennamenti del governo a settembre sicuramente non hanno giovato.

Il governo scelga una linea e la porti avanti».

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