Cronaca locale

C'è un'antica biblioteca da digitalizzare Ci pensano gli studenti

Un tesoro di 1.670 testi del Senato di Milano Chiamati a «registrarlo» anche trenta liceali

Michelangelo Bonessa

Una biblioteca creata quattrocento anni fa da due patrizi lombardi si appresta a diventare ancor più digitale. E non è un insieme qualunque di libri, ma sono i testi dell'antico Senato di Milano che ancora portano i segni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. In totale 1.670 volumi per un valore di oltre due milioni di euro, e oltre tremila manoscritti in parte già digitalizzati sui quali stanno mettendo le mani anche gli alunni, massimamente controllati, del quarto anno di cinque licei milanesi.

L'Università Statale, nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro imposta di recente dalla legge, ha lanciato un progetto di studio e digitalizzazione del patrimonio lasciato da Bartolomeo Arese e Luigi Cusani nel secolo Seicento, coinvolgendo trentuno ragazzi.

I due nobili erano parte del governo del territorio: l'istituzione di cui erano membri fu fondata nel 1499 e fino al 1786 ebbe in mano le leggi della città perché aveva il diritto di interinazione, cioè confermare oppure rigettare le norme imposte dal sovrano. Come anche la gestione dell'ateneo di Pavia e della giustizia penale e civile. Nei loro lasciti c'è dunque buona parte della storia di Milano, compreso quella del bombardamento aereo del 24 ottobre del 1942 quando molti testi furono distrutti e altri danneggiati. Compito dei liceali, per circa settanta ore ciascuno, è capire e attuare il passaggio da manoscritto a e-book per questa eredità passata all'ateneo nel 1924. Come spiega il documento ufficiale di presentazione del progetto l'obbiettivo è «trasmettere le competenze necessarie per imparare a leggere i documenti antichi e trasporne il contenuto in versione digitale, non solo a scopo di cultura generale, ma per renderli maggiormente consapevoli in vista della scelta del percorso di studi universitari e del successivo ingresso nel mondo del lavoro».

Il corso, coordinato dalla professoressa Sara Parini della Statale, prevede cinque indirizzi, penale, procedure, commerciale, illuminismo, diritto statutario, con altrettanti tutor. Gli studenti, per una volta in maggioranza maschi notano in Statale, hanno aderito in parte per interesse in parte perché «sollecitati dal professore». Qualcuno sbuffa e ha l'aria svogliata ma la maggior parte invece dimostra notevole entusiasmo. Nel complesso, si dichiarano interessati e alcuni di loro valutano già l'iscrizione a uno dei corsi dell'ateneo milanese.

Intanto maneggiano i resti della biblioteca del fu Senato sotto l'attenta supervisione dei tutor, molti testi hanno un alto valore economico anche singolarmente, per poi trasformarli in un e-book che potranno utilizzare alla maturità. «L'opera di digitalizzazione - ripetono spesso Parini e le sue colleghe - è stata iniziata dal professor Antonio Padoa Schioppa e questo progetto segue quella traccia». Sentiero che ha lo scopo di rendere più fruibile il sapere: i libri antichi infatti soffrono anche per una semplice lettura. O per una conservazione errata, come accaduto proprio per la biblioteca del Senato che pochi anni fa ha necessitato di una disinfestazione a base di azoto per debellare un batterio ghiotto di antichità.

I ragazzi, che lavorano sui testi conservati oggi nella sezione Storia del Diritto Medievale e Moderno del Dipartimento di Diritto privato e Storia del diritto, imparano l'importanza dell'antico, ma anche del moderno visto che lavorano con una macchina da 13 milioni di pixel per digitalizzare le pagine.

Un salto dal Seicento al Duemila che vivono anche i testi sopravvissuti alla storia e alle bombe.

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