Cronaca locale

Carcere, guerra alle "bionde" Ma il Tar dà torto agli agenti

Le guardie denunciano la direzione per il fumo passivo I giudici assolvono: negli spazi comuni i divieti ci sono

Carcere, guerra alle "bionde" Ma il Tar dà torto agli agenti

Nel luogo chiuso per eccellenza, il carcere, la libertà di sigaretta può essere una delle poche libertà possibili, un piccolo diritto cui è difficile rinunciare; però anche i diritti dei non fumatori diventano più difficili da tutelare, perché dalle esalazioni moleste non ci sono vie di fuga; e dunque l'eterna disputa tra salutisti e tabagisti diventa ancor più aspra che «fuori», oltre le sbarre. Al punto che un trentotto agenti penitenziari in servizio al carcere di Bollate hanno fatto causa al ministero della Giustizia chiedendo «misure idonee a prevenire il rischio derivante dal fumo passivo», nonché il risarcimento dei danni alla salute subiti finora. Gli agenti si sono rivolti al Tar, che però ha dato loro torto quasi su tutta la linea. La direzione, dice la sentenza, ha fatto la sua parte: il resto attiene all'indisciplina di chi in nome della nicotina viola i divieti.

Le carceri sono l'unico luogo pubblico chiuso dove il divieto di fumo non è assoluto: nelle celle (che la sentenza chiama «camere detentive») la sigaretta è permessa, e di fatto si creano - per evitare conflitti - celle per fumatori e non fumatori. Negli spazi comuni vige la regola consueta: divieto, salvo gli spazi appositi.

Nel loro esposto, i trentotto agenti sostengono che di fatto i divieti vengono largamente disattesi: «il divieto di fumare non sarebbe mai stato rispettato nè, sino a dicembre 2014, sarebbero mai state applicate sanzioni per tale violazione (...) nei reparti detentivi la salubrità dei locali sarebbe fortemente compromessa; vi sarebbero mozziconi di sigaretta in tutto l'istituto; non esisterebbero adeguati impianti di aerazione per favorire il ricambio d'aria nei luoghi dove sono presenti i fumatori; vi sarebbero luoghi e stanze privi di finestre (..)».

In realtà, secondo i giudici del Tar, la direzione del carcere ha fatto il possibile, emanando due ordini di servizio e «vietando il fumo in una serie di locali utilizzati da tutta la comunità carceraria, dagli uffici ai corridoi alle salette della socialità (...) la possibilità di fumare è stata consentita ai detenuti nelle camere detentive, prevedendo ricambi d'aria e aperture delle finestre delle stanze»; ha cercato cioè di «contemperare i contrapposti interessi, di tutela della salute dei non fumatori e di una libertà personale dei detenuti». Le foto di cumuli di mozziconi depositate dagli avvocati degli agenti dimostrano solo che troppa gente (detenuti o guardie) non rispetta la legge. Ma la direzione non può essere accusata di inerzia, visto che in due anni ha fatto partire 112 contestazioni al divieto di fumo, che per i detenuti rischiano anche di allontanare liberazione e benefici.

Nessun risarcimento dunque: anche perché, curiosamente, alcuni agenti che hanno firmato l citazione sarebbero anch'essi «accaniti fumatori».

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