Cronaca locale

Cardona saluta Milano «Qui ho imparato a essere poliziotto»

L'insediamento del questore: «Sono molto felice. Questa città mi ha insegnato tutto»

Cristina Bassi

«Qui sono nato professionalmente, qui ho imparato a essere un poliziotto»: il nuovo questore di Milano Marcello Cardona si insedia e si presenta alla stampa cittadina. «Sono molto felice dell'incarico - continua il funzionario che sempre ieri ha incontrato il sindaco Giuseppe Sala e il prefetto Luciana Lamorgese -. Questa città mi ha insegnato tutto. Quando sono arrivato avevo 25 anni e qui ho trascorso anni straordinari». A Milano Cardona, che è stato anche arbitro di calcio in Serie A ed è giornalista pubblicista, ha lavorato dal 1982 al 1996 come vice dirigente della Criminalpol. «Questa Questura - aggiunge - è l'università della polizia. Nel campo della sicurezza qui è stato fatto un capolavoro durante Expo. Per non parlare dei due poliziotti che a Sesto hanno fermato il terrorista Anis Amri». Cardona ha spiegato che i motivi della sua soddisfazione per il nuovo impegno sono sia di «orgoglio istituzionale, sia di sentimento personale: qui tra l'altro sono nate le mie due figlie».

Poi le questioni cruciali: l'emergenza immigrazione, l'allarme terrorismo e le esigenze di sicurezza dei cittadini. «Viviamo un momento particolare - sottolinea il questore -. Tuttavia la situazione di Milano è soddisfacente, anche rispetto alle grandi città europee. Certo, alcune periferie meritano particolare attenzione e l'attività di prevenzione è fondamentale». Cardona ha raccontato di aver visitato in via Padova una comunità di accoglienza per stranieri: «Ho trovato una realtà positiva, ben gestita».

A proposito di immigrazione, il nuovo questore ha ricordato di aver diretto in passato l'Ufficio immigrazione della Questura di Roma e soprattutto l'esperienza «tostissima e dura» in Sicilia come questore di Catania. «Lì c'erano sbarchi ogni giorno e fatico a descrivere quello che ho visto... Bambini non accompagnati, persone paraplegiche, neonati pieni di gioia per essere arrivati. Non posso che ribadire l'importanza dell'accoglienza. Dobbiamo essere pronti ad accogliere e ad identificare i migranti, oltre che a intervenire se necessario. Ma sono orgoglioso di essere italiano, di essere stato un poliziotto sulla banchina ad accogliere». Il terrorismo? «È un problema molto serio - dice ancora il dirigente -, l'accoglienza però se bene organizzata serve ad avere maggiore sicurezza. Occorre creare un punto di incontro tra religioni e culture diverse. Anche nel prefetto di Milano ho trovato questo tipo di sensibilità che mi ha rincuorato. Poi, certo, ci sono situazioni in cui i cittadini soffrono per un'accoglienza forzata. E non è detto che chi protesta abbia torto». Insomma: «Produrre sicurezza non significa blindare le città, i quartieri».

Poi la mafia: «Qui la mafia - ritiene Cardona - non è più quella dei crimini eclatanti. Oggi è impegnata in investimenti economici ingenti. E dopo la Brexit la città è ancora più attrattiva. L'attività della malavita è sommersa e per questo serve ancora più rigore nel perseguirla. In tal senso in città ci sono magistrati che hanno fatto la storia del contrasto alla criminalità. Penso al procuratore, ad Alberto Nobili, a Ilda Boccassini». Infine il mandato ai suoi poliziotti: «Dobbiamo essere punti di riferimento per la gente. Sempre disponibili e con umiltà. Nei commissariati la popolazione deve poter chiedere e ottenere sicurezza.

Importante è anche la comunicazione, che influisce sulla percezione di sicurezza dei cittadini, nel dare loro tranquillità».

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