Cronaca locale

«Caro Maroni, così non va Sulla sanità parla con noi»

Il presidente del consiglio regionale contro i diktat del governatore «Ncd, Forza Italia e Lega vogliono discutere del tuo progetto di Welfare»

Presidente Raffaele Cattaneo, il governatore Maroni accelera: riforma della sanità entro Natale. Lei come se lo spiega?

«Francamente non lo so e fatico a comprenderlo. La riforma della sanità è il provvedimento più importante che può fare un consiglio regionale e quindi non ci possono essere strappi. Qualunque strappo è un errore».

La bozza del consigliere Rizzi che arriverà in giunta non convince il presidente del consiglio regionale?

«Il problema non è che deve convincere me. Non convince le forze di maggioranza. Ci deve essere condivisione e mi sembra che non ci sia. Leggendo le dichiarazioni sui giornali e parlando con i rappresentanti in consiglio regionale dei gruppi di maggioranza, non mi sembra che il consenso ci sia. E non mi riferisco solo a Forza Italia e Ncd, ma anche alla Lega».

Quali perplessità vede emergere?

«La mia prima perplessità, da presidente del consiglio, è che Maroni, prima di portare il testo in giunta, deve avere il consenso della maggioranza. Convochiamo un tavolo di maggioranza prima del passaggio in giunta. Poi in consiglio ci sarà tutto lo spazio per migliorare il testo, lavorando con soggetti esterni e con l'opposizione. Volerlo portare in giunta prima di Natale è uno strappo».

È un problema di metodo o anche di contenuti?

«È anche un problema di contenuti. Non c'è consenso sull'impianto complessivo, che è diverso e persino alternativo rispetto alla legge 31».

Vuol dire che è uno stravolgimento della sanità lombarda?

«Sì. E il modello lombardo funziona».

Però ci sono stati anche gravi problemi di corruzione e di mancanza di controlli.

«Questo lo diranno i magistrati. Quel che è certo nel sistema attuale sono efficienza e capacità. E per controllare basta creare un meccanismo di bilanciamento tra interessi divergenti. La libera concorrenza e la trasparenza aiutano nei controlli, se ognuno si occupa di un pezzo. Se una struttura sola si occupa di tutto, e deve essere per forza pubblica, come dice questa legge, è molto più difficile snidare la corruzione. E l'Agenzia contro la corruzione non è sufficiente, anche se molto importante».

La riforma non garantisce sufficiente libertà di scelta?

«La libertà di scelta è dichiarata tra i principi, ma i modelli organizzativi concretamente la limiteranno ai cittadini. Per esempio, l'istituzione delle Aisa, aggregazione di aziende ospedaliere e servizi socio- sanitari, è una sorta di esclusiva della sanità pubblica. Se quel tipo di servizio integrato che si fa carico del cittadino sotto tutti gli aspetti può farlo solo il pubblico, la sana competizione tra pubblico e privato nei fatti verrà meno. Solo pezzi di servizio potrebbero essere erogati dal privato».

Gelmini è fiduciosa che ci sia un'identità di vedute con Maroni e che si trovi un'intesa.

«Sono fiducioso anch'io che si trovi un accordo dentro la maggioranza e anche oltre la maggioranza. Ma per fare questo lavoro ci vuole tempo e metodo. Tempo e quindi non si può andare in giunta domani (oggi per chi legge, ndr), ultima giunta prima di Natale. Metodo vuol dire che serve un tavolo di maggioranza».

Come valuta il superassessorato al Welfare?

«Non va scritto nella legge, perché oggi gli assessorati esistono non per legge ma per decreto del presidente. È un tema su cui discutere.

Personalmente non sono particolarmente favorevole, ma è una proposta del presidente Maroni su cui si può arrivare a un accordo».

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