Cronaca locale

"Caro Puccini, ti scrivo..." Lettere di musica immortale

Sbarca online il fondo epistolare della celebre casa editrice. Oltre 30mila missive con artisti e compositori

"Caro Puccini, ti scrivo..." Lettere di musica immortale

«Badi, egregio Puccini, ch'io non sono affatto con i sistematici denigratori del libretto dell'Edgar: volere o volare, vi sono due atti buoni ed efficaci, ed è già gran cosa (...)». Così Giulio Ricordi a suo tempo scriveva al compositore di Lucca in una delle 31mila missive originali che raccontano la storia di una delle più grandi case editrici musicali del Diciannovesimo secolo. E che adesso sono disponibili pure online sul sito dell'Archivio Ricordi (http://www.archivioricordi.com), ampliando la collezione digitale che - altra novità - è stata arricchita di nuove funzionalità per migliorare fruizione e navigazione. Praticamente un Bengodi per gli appassionati, ma soprattutto per gli studiosi di mezzo mondo - da New York a Tokio e Londra, da Sidney a Parigi e Londra - che hanno la necessità di consultare con internet. Già, proprio così.

Del resto l'«oggetto del desiderio» è unico: Ricordi sinonimo di opera lirica, classica e pop. Oggi è possibile ripercorrere ancora di più questa storia e i suoi personaggi proprio attraverso i tesori online della maggiore raccolta musicale privata del pianeta. Gli artisti che hanno lasciato una traccia indelebile, le opere di geni del belcanto come Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini e, dulcis in fundo, le audaci sperimentazioni dei compositori contemporanei. Tutto conservato e protetto da un ente solido. L'Archivio meneghino di fama mondiale, fondato nel 1808, è stato acquistato nel 1994 dalla multinazionale tedesca Bertelsmann che da allora ne garantisce la conservazione e lo sviluppo. Ospitato presso il Palazzo di Brera a Milano - dove c'è la Pinacoteca - e diretto da Pierluigi Ledda, l'istituto raccoglie «partiture, lettere di compositori, librettisti e cantanti, bozzetti e figurini, libretti, foto d'epoca e manifesti Art Nouveau», spiegano gli addetti ai lavori. E ora - presentata ieri mattina - un'altra svolta. Dopo la maxi-operazione di due anni or sono (ovvero la messa in Rete del patrimonio, vedi 13mila documenti iconografici) ecco arrivare i carteggi su relazioni «professionali, commerciali e spesso pure personali tra l'editore e autori vari, compositori, artisti, impresari, politici e giornalisti». L'ultimo scrigno sul web.

«Con la raccolta delle missive - afferma Karin Schlautmann, vice presidente esecutivo del Corporate Communications di Bertlsmann - continua l'indicizzazione sistematica del patrimonio archivistico secondo gli standard più recenti. Il nostro obiettivo è quello di preservare per i posteri i tesori culturali conservati nell'Archivio storico Ricordi e di renderli accessibili al grande pubblico». E spunta un altro carteggio, una lettera scritta e firmata da Tito. La guerra inizia a entrare negli scritti, e questo pesa sull'umore dell'autore, i cui giudizi continuano a essere o scuri oppure affilati: «Di Riccardo Sonzogno non ho più notizie da mesi - scrive in una lettera al «carissimo Illica» (commediografo e librettista italiano, ndr) - è scomparso! Quindi non vera la notizia a lei pervenuta di approcci, diretti o indiretti, pel noto affare». E a proposito di «Lettere di Casa Ricordi», il progetto si avvale anche della consulenza di Patrizia Rebulla e del Digital Humanties Istitute dell'Università di Sheffield. Particolarmente interessante, durante ricerche e analisi del materiale, è risultato proprio il carteggio privato di Giulio e Tito Ricordi (un periodo che va dal 1888 al 1918). Dalle parole emergono due personalità differenti, un approccio al lavoro diverso. «Il figlio, rispetto al padre, è un personaggio poco conosciuto. Le sue missive sono asciutte e meno comprensibili, come cose già dette di persona ai suoi interlocutori - fanno sapere - Da queste, tuttavia, si assiste ai tentativi di sopravvivenza dell'azienda nei difficili anni della guerra e poi anche al progresso». In pratica: il passaggio dal telegrafo al telefono. Si capisce come rispetto gli anni di Giulio le lettere non fossero più l'unico strumento di comunicazione.

Bellissima infine l'esplorazione nel sito online dove si possono scoprire diverse testimonianze, per esempio vedere la busta di una lettera di Verdi a Giulio Ricordi (26 dicembre 1893), una missiva di Liszt a Tito (1 maggio 1868) e uno scritto di Boito (febbraio 1881).

Buon archivio, buon viaggio.

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