Cronaca locale

Il caroaffitti uccide un'altra libreria

La storica Remainder's di Paolo Sarpi dovrà chiudere i battenti

Antonio Bozzo

Se avessimo per le librerie la stessa attenzione richiesta per le specie animali o vegetali in pericolo, forse Milano non sarebbe un cimitero di vetrine chiuse. Alla lista, si aggiungerà lo storico «Remainder's» Libreria degli Editori, in via Paolo Sarpi angolo Rosmini. Assediato da ristoranti, store di telefonini e computer, tagliatrici di unghie, parrucchieri e antri pieni di cianfrusaglie, tutto nelle mani (quasi sempre esentasse) dei cinesi, la libreria sta per abbassare la saracinesca. Attenzione, non ci stiamo lagnando perché non esistono aiuti pubblici: il mercato deve saper regolarsi, si tratti di libri o panzerotti. Ma la colpa della minacciata chiusura è il mancato rinnovo dell'affitto, ritenuto oneroso per ricavi già al limite. E così, visto che l'angolo su Paolo Sarpi fa gola, addio alla bibliodiversità: qualcuno pagherà il canone più alto e libri e libraio sloggeranno. «Un vero peccato», dice Astrit Cani (si pronuncia Zani), il ragazzo albanese che la gestisce. «Non avevamo mai avuto tanta gente come in questo periodo». Astrit è un intellettuale, traduttore in albanese di Kafka, Pessoa, Proudhon, Guy Debord, Michele Mari, Bernhard e altri. Conosce e ama la letteratura italiana come pochi librai. La vetrina a sinistra, entrando, l'allestisce dosando libri ricercati dai cacciatori di buoni titoli scomparsi. Al prezzo medio di 5/6 euro, si trovano a sorpresa vecchie edizioni di Montanelli, poesie di Raboni e Rebora, racconti di Buzzati, classici della Bur, titoli poco frequentati della Sellerio. Astrit tenta il lettore anche con scatoloni di libri alla rinfusa, un euro a titolo. Vengono da chissà quali soffitte, da chissà quali figli (ingrati) che si sbarazzano della biblioteca di famiglia. Filosofia, scienza, gialli, fumetti, dizionari, esoterismo, autori romantici, vecchie guide, volumi di cucina, fotografia, arte, motori. In queste librerie si entra e non si sa mai con cosa di esce: comprare all'istante, spinti da curiosità irresistibile, è un'avventura culturale. A Milano, Astrit e il Remainder's di Paolo Sarpi - tra i pochi fari cartacei in un quartiere votato al digitale - sono molto apprezzati: c'è chi attraversa la città per curiosare tra questi scaffali. Più raccolto dei negozi Libraccio (per fortuna esistono e prosperano), con Astrit che sa dare consigli in tutti i campi (mentre gracchia la radio sintonizzata su antenne tedesche o albanesi), la bibliodiversità del luogo è garantita.

Dovrebbe farci una capatina il sindaco Sala, così quando parla di difesa della cultura può farsi un'idea di quel che manca in una città che spesso pensa troppo in grande, soffocando le piccole realtà costruite con amore.

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