Cronaca locale

La Cassetta meravigliosa che sedusse i Farnese

Esposto uno dei massimi capolavori di oreficeria manierista. E il ritratto del cardinale di Tiziano

La Cassetta meravigliosa che sedusse i Farnese

Mimmo di Marzio

Tutte le volte che si parla di made in Italy, dalla moda al design al cibo, si fa riferimento ad un concetto di eccellenza di cui spesso si dimenticano le radici. Queste radici poggiano saldamente su quell'ideale Homo Faber che dal Rinascimento fino al barocco ci ha visto eccellere sul pianeta per la maniacale ricerca del Bello, sviluppatasi nelle botteghe dei grandi maestri. Un esempio sfavillante di quest'inno alla perfezione si trova da oggi in mostra nel caveau delle Gallerie d'Italia, fresco del restauro certosinico realizzato grazie all'intervento di Intesa Sanpaolo. All'interno di una teca suggestivamente illuminata nelle viscere dei musei della banca, ecco esposta la Cassetta Farnese proveniente dalla Wunderkammer del Museo di Capodimonte. Su una parete alla destra della teca, quasi a proteggerla con il suo sguardo austero, campeggia un ritratto del cardinale Alessandro Farnese, il più grande mecenate di tutti i tempi, colui che appunto commissionò questo oggetto meraviglioso e un po' misterioso. Autore del ritratto, anch'esso proveniente dal Museo napoletano, un certo Tiziano Vecelio. Anche il maestro veneziano, del resto, non poteva sfuggire alle attenzioni dell'altissimo porporato - nipote di Papa Paolo III Farnese - che da Tiziano volle farsi raffigurare durante il suo soggiorno romano tra l'ottobre 1545 e il maggio 1546. Il primogenito Alessandro, che fu insignito cardinale a soli 14 anni ma non riuscì mai a diventare papa come il nonno malgrado l'attivissima diplomazia, fu però l'unico a rimanere davvero nella storia, grazie le sue committenze che coinvolsero i maggiori artisti dell'epoca in ogni campo e oggi lasciano in eredità una delle più grandi collezioni di tutti tempi. Gran parte di questa collezione è oggi esposta a Napoli in tre distinti complessi: al museo archeologico, a Palazzo Reale e al Museo di Capodimonte da cui proviene il preziosissimo scrigno d'argento dorato sfarzosamente ornato di cesellature e bassorilievi con lapislazzuli e cristalli di rocca incisi. Il direttore del museo, il francese Sylvain Bellenger, lo ha definito «uno dei maggiori capolavori dell'oreficeria manieristica del Cinquecento, per nulla inferiore alla celeberrima Saliera di Benvenuto Cellini conservata a Vienna». Un alone di mistero aleggia sulla reale funzione della preziosa Cassetta realizzata tra il 1543 e il 1561 dall'argentiere Manno di Bastiano Sbarri (allievo del Cellini) e da una serie di collaboratori come Giovanni Bernardi di Castel Bolognese che incise su cristallo di rocca i disegni di Perin del Vaga. «Probabilmente serviva a custodire un libro d'ore» dice la conservatrice Patrizia Piscitello che rivela come, durante il delicato smontaggio per il restauro della Cassetta, sia anche stata rinvenuta una misteriosa lettera con i sigilli papali. Quel che è certo è che il cardinale ne fece sfarzoso dono qualche anno dopo a Maria d'Aviz di Portogallo per le nozze con il nipote suo omonimo Alessandro Farnese, futuro duca di Parma.

Dopo il Bello, per il cardinale venivano le pierre.

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