Cronaca locale

Al Castello c'è da vedere un "nuovo" Leonardo. Spunta un foglio degli anni milanesi del genio

«Salvator Mundi», disegni anatomici attribuiti alla bottega del da Vinci

Al Castello c'è da vedere un "nuovo" Leonardo. Spunta un foglio degli anni milanesi del genio

Al Castello Sforzesco arriva un «nuovo» Leonardo. Dopo il 2019, caratterizzato dalle celebrazioni per il cinquecentenario della morte del da Vinci, con un pletora di mostre ed eventi, che cosa può esserci ancora? «Non mancheranno le sorprese», aveva detto Claudio Salsi, a capo della Sovrintendenza del Castello dove, dallo scorso maggio, più di trecentomila visitatori hanno preso parte alle iniziative liegate al programma «Leonardo mai visto», tanto da costringere il comune a prolungare le visite della Sala delle Assi, che è fresca di restauro.

Un interesse e una partecipazione che ha sorpreso gli stessi organizzatori e che dimostra ancora una volta quanto Leonardo sia un «art-brand» perfetto: conquista tutti. Ora inaugura una nuova suggestiva mostra che approfondisce ulteriormente gli anni milanesi del genio rinascimentale. Il bello dell'operazione sta tutto nella sua genesi: qualche tempo fa è stato analizzato un foglio custodito presso il Gabinetto dei Disegni del Castello. Un lavoro mai presentato al pubblico, ma adesso attribuito con certezza alla bottega di Leonardo. Parliamo di un foglio che appartiene alle collezioni civiche addirittura dal 24, dove su un verso, il recto, sono disegnate copie di studi anatomici di Leonardo datati tra il 1490 e il 1513, e sul verso la scritta in stampato maiuscolo «Salvator Mundi» e uno studio di panneggio, forse il dettaglio di una manica. Un ritrovamento che ha fatto sobbalzare gli studiosi e che ora è il cuore della mostra «L'atelier di Leonardo e il Salvator Mundi» (fino al 19 aprile): «Questa piccola ma originale mostra ha detto il curatore Pietro Marani evidenzia l'elaborazione del Salvator Mundi all'interno dell'atelier del da Vinci e le modalità di copia dei suoi disegni anatomici da parte degli allievi». La scritta sarebbe infatti stata fatta nel tentativo di mettere a punto un'epigrafe o un cartiglio, per identificare il soggetto del dipinto: ci fa capire, quindi, quanto il motivo iconografico del Salvator Mundi fosse centrale e importante per la bottega leonardesca all'inizio del secondo decennio del Cinquecento. Il foglio è ora in una teca che permette di vederne ambo i lati: attorno sono esposti, con riferimento ai soggetti sviluppati sul recto, altri studi cinquecenteschi di anatomia, mentre il soggetto a cui rimanda la scritta sul verso viene messo a confronto con la variante del Salvator Mundi dipinta nel 1511 dall'allievo di Leonardo Gian Giacomo Caprotti detto Salaì, in prestito dalla Pinacoteca Ambrosiana.

La suggestione è notevole se pensiamo che il celeberrimo dipinto Salvator Mundi attribuito a Leonardo, spuntato sul mercato in modo poco chiaro, battuto all'asta da Christie's nel 2017, acquistato dal dipartimento di cultura e turismo di Abu Dhabi, ora in possesso di una collezione privata dell'emirato arabo e mai più esposto al pubblico, resta un enigma sulla cui autenticità molti critici ancora si interrogano.

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