Cronaca locale

Cavalli, sceriffi e indiani la Scala diventa far west

Addio California high tech, il regista Robert Carsen metterà in scena l'opera in chiave cinematografica

Piera Anna Franini

È il primo spaghetti western della storia. Un melodramma, dunque, che riuscì ad anticipare tempi e tendenze. È La fanciulla del West di Giacomo Puccini, alla Scala da martedì tra l'altro in una versione che Robert Carsen, regista e scenografo, vuole dal taglio cinematografico, sull'onda delle regie d'ultima generazione. Spiegherà la sua Fanciulla stasera alle 18 alla Triennale. Vedremo cavalli (veri) in scena, il saloon perfettamente ricostruito, le rosse montagne e selve californiane. Carsen catapulta lo spettatore nell'America della febbre dell'oro, dei boys spinti sempre più a Ovest (anche su sollecitazione di campagne intriganti, sposate dallo stesso presidente Lincoln: acri di terra a prezzi simbolici purché si raggiunga la costa del Pacifico).

Dimentichiamoci la California hight tech, ma pur sempre terra di «folli e affamati», dove sfogare le proprie ambizioni. Alla Scala sta per andare in scena la California di sceriffi, minatori, nativi d'America, girovaghi e donne da matrimonio. Una in particolare, Minnie, la protagonista, custode del focolare, puritana attenta alle Sacre Scritture ma anche col gusto dell'azzardo, pronta a salvare l'uomo «wanted». C'è un uomo, infatti, che si spaccia per Dick Johnson, ma di fatto è il bandito Ramerrez, sul suo capo pende una taglia di 5mila dollari.

È lui a sciogliere il cuore della fanciulla del West, sorta di locandiera alla Goldoni capace di tener testa ai clienti del saloon, per lo più minatori, scegliendo in autonomia il marito, tra l'altro l'uomo più sconveniente che vi sia. È lo straniero incontrato un dì sul sentiero di Monterrey, quando fu amore a prima vista. Minnie scoprirà la vera identità di Dick Johnson, è un furfante, ma continua a proteggerlo. Gioca a poker e bara pur di salvare la vita a quel tenebroso fuorilegge che alla fine si dichiarerà ladro ma non assassino. Lui si ravvede e Minnie implora i minatori che, commossi, liberano Johnson, che si allontana con la fanciulla, redento e pronto a intraprendere una nuova vita con lei.

Ad aver voluto fortemente La fanciulla del West è Riccardo Chailly, direttore scaligero, impegnato in un lungo progetto dedicato a Puccini, l'autore di dichiarate predilezioni. Porta a Milano l'opera secondo la versione originale, attinta direttamente al manoscritto, ovvero senza i tagli e gli aggiustamenti vari operati da Toscanini che battezzò Fanciulla a New York, nel 1910, con Enrico Caruso nei panni di Dick Johnson. Nell'ultimo ventennio, alla Scala si è assistito a quest'opera diretta da Lorin Maazel (1991) e Giuseppe Sinopoli (1995). Si ricorda poi l'edizione del 1963 con Franco Corelli e la direzione di Gianandrea Gavazzeni. Proprio al maestro Gavazzeni, Riccardo Chailly ha voluto dedicare la prima di martedì, nel decennale della scomparsa.

Il soprano olandese Eva-Maria Westbroek sarà Minnie, ruolo già testato (al Covent Garden per esempio). Roberto Aronica è il bandito Dick Johnson.

Con La fanciulla del West Carsen firma la sua undicesima regia scaligera, ma è la prima volta che si occupa anche delle scenografia.

Di questo ed altro Robert Carsen parlerà domani sera a colloquio con Luca Cipelletti, vincitore del Milano Design Award 2016 per il migliore allestimento del Fuorisalone.

Commenti