Cronaca locale

In Centrale col bus fantasma viaggi gratis e fuori controllo

L'ultimo treno della notte per la Brianza è sostituito dal pullman. Il preferito dagli stranieri senza biglietto

In Centrale col bus fantasma viaggi gratis e fuori controllo

C'è un comodo servizio notturno che accompagna fino in Brianza, e volendo anche in Svizzera, le tante anime che si perdono nella notte milanese, nemmeno fondissima. È pure gratuito dato che l'autista, viaggiando solo, non si azzarda né si sdoppia per fare il controllore o il giustiziere della notte per un massimo di 5,50 euro a persona che però, moltiplicate per i 50 sedili, farebbero un bel gruzzolo. E siccome, infine, il bus non è così semplice da individuare, il transfer - come dicono i manager pettinati - è anche esclusivo. O ad esclusivo utilizzo dei molti immigrati e sbandati che, invece, sanno benissimo come trovarlo e viaggiano a scrocco della collettività da e per Milano, pure sull'autobus gran turismo.

Benvenuti in stazione Centrale per l'ultima corsa della notte verso nord, che parte quando un giorno è appena finito e un altro è appena cominciato. Ore 00.45: il tabellone delle ferrovie recita da anni che questa, minuto più minuto meno, è l'ultima corsa per la periferia. Lo impari da studente e rispetto a Cenerentola, in fondo ti va di lusso: hai mezzora in più di movida rispetto alla carrozza coi topini. Da qualche tempo, nell'ambito di una comprensibile economia di scala, però, quel treno non parte più: la corsa è sostituita, come molte altre, da un bus che, un po' più lentamente del treno promette di coprire le stesse fermate, toccando le varie stazioni fino a Chiasso. L'alternativa via gomma, con un bus da 50-60 posti, può essere meglio del viaggio via ferro e di quei vagoni mezzi vuoti, dove guardarsi bene intorno, prima di prendere posto. Compatti, sul bus, fra sedili tappezzati e luci accese, sarà come una gita con lo sci club.

Intanto però comincia con una caccia al tesoro. Il tabellone riporta la corsa con il codice sostitutivo (236A), ma non il luogo di partenza. Che ci vuoi fare: lo schermo è tarato solo per i numeri dei binari, non per un indirizzo. La ricerca può cominciare: il primo controllore in divisa va trafelato. La sua risposta pare una battuta del teatro dell'assurdo: «Se è un bus, che ne so io che lavoro su treni?». Riproviamo in piazza Luigi di Savoia fra i taxi e gli autobus: i primi ribattono, scontando la tariffa per la Brianza. Gli autisti consigliano di cercare agli antipodi, in piazza IV Novembre. Se non avessimo un largo anticipo, quel treno-bus l'avremmo perso, riattraversando la stazione fino a contemplare le luci dell'hotel Gallia. Qui stazionano bus e tram di linea e il mistero serpeggia, come il segreto di pulcinella. «Sappiamo che c'è, ma non dove ferma», la risposta misterica e univoca. Nessuna banchina riporta cartelli per il nostro «passaggio a nord». Basta con le divise, chiediamo alla gente e, infatti, fra una salamella e una coca sta la verità: «Il pullman c'è, è puntuale. Ferma a volte in piazza a volte all'angolo: non cercate un bus arancio, perché è privato». Bingo. Scatta l'appostamento: il tempo stringe e una discreta folla si raduna. Puntuale come la Svizzera dove conduce effettivamente, ecco sbucare un bus bianco. Siamo fra i pochi italiani. Ci sono anche due ciclisti. Sfiniti o fuori orario, infilano la bici nel bagagliaio e come noi estraggono il biglietto, scusandosi però di non averlo convalidato. «Va bene, va bene!», ripete, anche a chi scrive, l'autista con lo sguardo perso nello specchietto retrovisore, per controllare che tutti gli altri siano saliti.

Non un controllore, non un agente di Ps. Lui è solo. Nessuno ha pagato. Nemmeno abbozzato il gesto. Dalle retrovie, come nelle gite di classe, scatta la baldoria. Cellulari, musiche che si sovrappongono in disordinate hit parade, cibo, alcol. Risate e ammiccamenti. Va così a Greco Pirelli e Sesto San Giovanni. A Monza sale altro pubblico non pagante: siamo al completo. Qui, infatti, il bus «illegal» intercetta anche l'ultimo treno che arriva dalla stazione Garibaldi. Ancora due fermate e a Desio scendono in molti. Anche noi che puntiamo al centro. Loro, invece, al contrario vanno verso un altro «centro» quello del palazzo del mobile che da anni, tramontata l'epopea dei mobilifici, è diroccato, pericolante ed occupato da una varia umanità. Deserto all'asta, il Comune intende murarne gli ingressi, qui è stata da poco violentata una ragazza, ma queste sono altre storie. Basta limitarsi a fare due conti e capire che gli immigrati, dopo aver viaggiato senza pagare, possono, se non hanno grandi pretese, anche dormire gratis.

Ogni giorno, avanti e indietro da Milano. Il bus prosegue verso Seregno e la Svizzera. I ciclisti salutano dal finestrino come si fa quando ci si sente in minoranza. Se fossimo andati di giorno alla biglietteria della stazione Centrale (blindata la sera) per informarci sulla nostra corsa notturna, avremmo dovuto attendere che una gentile signora - guardandoci pietosa come a dire «Ma non hai un'alternativa» sfogliasse un'agenda per comunicarci che il bus in questione ferma in via Sammartini, inducendo quindi in errore come il sito web di Trenord che riporta, in alternanza né scientifica né motivata due possibili capolinea: Sammartini e IV Novembre, salvo modifiche. Il bus infatti, per chi fosse interessato, ferma all'angolo di via Filzi. Peccato perderlo.

Soprattutto perché è gratis.

Commenti