Cronaca locale

"Che bella Milano d'agosto camminando in tangenziale"

Lo scrittore racconta la sua vacanza metropolitana «No ai posti glamour, meglio Comasina o via Padova»

"Che bella Milano d'agosto camminando in tangenziale"

Per uno che si è fatto le tangenziali a piedi, zaino sulle spalle come un pellegrino sul cammino di Santiago (l'avventura diventò un libro nel 2010), Milano ha ben pochi segreti. «Basta camminarla. Io prendo apposta strade non consuete. Se vedo una via che non conosco, che sbuchi a destra o sinistra non importa, mi lascio tentare: sarà sempre una scoperta». Gianni Biondillo, scrittore e architetto, a Milano sguazza come un pesce nell'acqua. «D'estate sono rimasto e rimango spesso in città. Non sempre volentieri, sia chiaro: avessi una casa alla Bahamas magari me ne andrei laggiù. Ma sono figlio di poveracci, non facevo vacanze da bambino e da ragazzo. Al massimo si tornava al paese dei miei, in provincia di Caserta, Maddaloni. Che non è Ceppaloni di Mastella: che rabbia quando sbagliano! Ma immaginate la rottura di scatole, la noia, di rimanere settimane al paesello. Però da anni, che sia Milano o vacanza, tendenzialmente lavoro sempre. Il mio ufficio è casa. Ora che le mie figlie sono cresciute, una è appena partita per Amsterdam, non faccio neppure più le due settimane di mare durante le quali mi obbligavo a non scrivere neanche una riga».

Biondillo d'estate si sveglia tardi, ci mette un'intera mattinata a carburare, e lo dice quasi vantandosene. «Sono in giro tutto l'anno: festival, presentazioni di libri, conferenze. Normale prendersi una tregua. Vivo in via Padova, da dieci anni. E mi ci trovo benissimo, mi piace anche che adesso la zona si chiami Nolo, sigla che significa North of Loreto. Un'idea geniale di marketing, non importa se ispirata al nome di quartieri come Soho. Oggi via Padova, di cui si parla a sproposito, grazie ai collegamenti con il resto della città è una sorta di centro. Faccio vita rionale, evito vernissage, luoghi mondani. In estate e nel resto dell'anno. Se vado al bar, esco di casa e mi infilo in quello sfigatissimo del cinese. Niente locali trendaioli, che crescono come funghi. Se devo mangiare qualcosa, o vado per una pizza dall'egiziano all'angolo o me la faccio portare a casa. Pizza semplice, non gourmet».

Forse Biondillo sta esaltando il lato pantofolaio: è pur sempre uno che cammina in lungo e in largo, e se non cammina inforca la bicicletta e si mette a curiosare nei margini della città, con l'occhio esperto di chi distingue storia e funzioni di edifici in apparenza banali, uguali a mille altri. Per lui, che scrisse anche Metropoli per principianti, Milano è una città molto più grande di quanto non risulti dai confini comunali. Non finisce con la circonvallazione esterna, neppure con l'anello delle tangenziali. «Cammino da solo e in gruppo, anche fuori dai bordi della città storica. Faccio viaggi a piedi che durano un giorno, lungo quelli che chiamiamo Sentieri Metropolitani. È il nome delle nostre scorribande, che attirano persone di ogni tipo. Ci si iscrive via internet - c'è il sito - e si parte, portandosi dietro il minimo indispensabile: acqua, qualcosa da sgranocchiare. Poi si parla, si ascoltano storie. La camminata diventa quasi una seduta psicanalitica. Percorsi? Esempio piazza Duomo-Rho Fiera, non lungo la strada più breve, ma lungo quella più bella, ricca di suggestioni, meno turistica. Ormai Milano è bella dappertutto, con le contraddizioni e slabbrature urbane. L'altro giorno parlavo con l'amico musicista Carlo Boccadoro e giustamente mi ricordava che oggi vengono da New York, a vedere che cosa combiniamo, a ispirarsi. Non esiste più la città operaia grigia e triste di un tempo. Vedi piazza Duomo, che non si svuota mai, neppure in pieno agosto: turisti, file ai bar, gente che entra in ristoranti e locali».

Biondillo passa, osserva e va. Più facile trovarlo chiuso in un cinema («sono un divoratore di film e amo il fresco»), in un centro commerciale o alla Bicocca, tra la multisala e l'Hangar con le torri di Kiefer, che in coda per un gelato al Castello o a Brera. «Il mio andare a zonzo per la città deriva anche dal fatto che non ho mai preso la patente, e non ho intenzione di prenderla. Con i mezzi, basta salire sulla meraviglia che è la linea Lilla del metrò, si arriva dappertutto in poco tempo. Per andare alla Comasina prima era un viaggio, adesso è a soli venti minuti dal Duomo». Che ci vada a fare alla Comasina, Biondillo, è un mistero. Ma si sa: le mete degli scrittori non sono mia usuali. L'ultimo libro di Biondillo, pubblicato da Guanda come quasi tutti i suoi, è «Il sapore del sangue», storia di un detenuto che esce di galera dopo anni e torna nella sua Quarto Oggiaro: per scoprire che il passato non è veramente passato. «Quest'anno non ho libri in uscita. Ma se dovessi lasciarmi ispirare dalla Milano più inquieta andrei in piazza Affari, sotto il Dito di Cattelan, davanti alla Borsa. Un posto dove potrebbe avvenire uno stupro senza che nessuno se ne accorga. E non a notte fonda, ma sotto il sole, alle tre del pomeriggio.

Nulla mi dà brividi di inquietudine come quella piazza».

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