Cronaca locale

Che grande successo la "Francesca da Rimini" riscoperta alla Scala

Nella riproposizione dell'opera dimenticata tutto il fascino di Zandonai e d'Annunzio

Che grande successo la "Francesca da Rimini" riscoperta alla Scala

Magari qualcuno alla vigilia della Prima pensava che quell'opera lirica «un po' meno famosa» dell'accoppiata Gabriele d'Annunzio-Riccardo Zandonai, nella programmazione messa lì tra il solido Don Pasquale diretto dal maestro Riccardo Chailly e la sempre verde Aida versione Zeffirelli, avrebbe potuto far la fine del vaso di coccio tra due vasi di ferro, non andare in pezzi ma fare «flop». E invece no, i risultati di pubblico riassunti in gergo calcistico, sono stati «un gol». Uno a zero contro i nemici del Verismo.

Cronaca della Francesca da Rimini, domani ultima rappresentazione alla Scala. Il tempo dei primi bilanci è d'uopo e si può giurare che in teatro, nonostante le bocche cucite sugli incassi, tiri aria di grande soddisfazione. Numericamente parlando 11mila spettatori fino a ora. Del resto, da subito, critici e dotti musicologi, dopo le necessarie presentazioni, si sono lanciati in buone recensioni, buone le valutazioni anche internazionali, su due questioni: la riscoperta di un'opera che in realtà è bella (e chi lo sapeva più, ndr) e la direzione d'orchestra di Fabio Luisi che è statamolto apprezzata. E a proposito di testate ecco il Financial Times che parla di una versione operistica in cui la brillantezza straussiana incontra «il lussureggiante mondo melodico della tradizione del Verismo». Come a dire che Zandonai era tutt'altro che un provinciale, come a lungo a certe mentalità di vasti strati culturali, è sembrato. Valutazioni a parte, quanti spettatori e quanti applausi. Arrivata per vedere questo lavoro anche Franca Valeri, coraggiosa, che alla sua età si è fatta accompagnare a Milano e in sala. «Non sono una musicologa - risponde l'attrice al telefono di casa - posso dire che mi è piaciuta molto. È stata fatta con amore, è stata ben diretta». Ha sempre amato l'opera, la signora Valeri. Racconta di quando da giovane ha fatto un concorso. Sul versante pubblico, curiosità: è giunto un pullman da Rovereto con a bordo quattro rappresentanti della famiglia del compositore Zandonai. In platea Donato Pirovano, docente di Filologia e critica dantesca all'Università di Torino e curatore della nuova edizione della Francesca da Rimini scritta dal Vate ora pubblicata - dopo parecchio tempo da sola - dalla Salerno Editrice: «Perché questa opera continua a esercitare tanto fascino? Perché è il primo mito della letteratura italiana. Un mito si crea dal niente. Dante ha preso la storia di due persone sconosciute e di fatto ha creato un mito. Questi due personaggi sono diventati una sorta di ritornello che si riprende non solo nella nostra cultura, ma anche nelle altre». La ripercussione letteraria è massima nell'Ottocento, ci sono state moltissime rivisitazioni, una delle più fortunate quella proprio di d'Annunzio. Ha contribuito molto alla sua fortuna la lirica che al contrario della tragedia originale continua ad andare in scena. «La musica di Zandonai l'ho trovata travolgente», conclude Pirovano.

Per chiudere la direzione artistica del sovrintendente Alexander Pereira che si fonda su alcuni progetti culturali, uno di questi è quello Verista che sta continuando con la proposta di titoli da riscoprire.

Si è cominciato con La cena della beffe di Giordano, poi Andrea Chènier e Francesca da Rimini; negli anni prossimi sono previsti L'amore dei tre re di Montemezzi e Fedora.

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