Cronaca locale

Chiude il museo: raccolte 3mila firme

Stop all'esposizione tra una settimana. Si cerca una nuova sede

Meno sette. Tra una settimana il Museo del Manifesto cinematografico dovrà chiudere. Siamo in via Gluck 45 a due passi dalla stazione Centrale. In un capannone industriale, venduto dai fondatori del museo nel 2015 per i costi troppo elevati, si raccontata, attraverso poster, locandine e manifesti, la storia del cinema dagli anni Venti ai giorni nostri. «Fermo immagine» il nome eloquente di questo museo, forse sconosciuto ai più, ma punto di riferimento imprescindibile per appassionati, addetti ai lavori e studiosi: è l'unico museo al mondo del genere. Un patrimonio di 150mila pezzi tra manifesti, fotografie, memorabilia, riviste e action figure. Qui è possibile ammirare - ancora per pochissimi giorni - cimeli e bozzetti rari, alcuni originali come quello della «Medea» di Pasolini, i manifesti di Sandro Simeoni e le opere del cartellonista Anselmo Ballester. O sorseggiare un caffè al bar dedicato a Adriano Celentano.

Il museo, gestito da Atelier Gluck Arte, da raccolta privata del fotografo e fondatore Giampietro Lessio è diventato negli anni uno luogo aperto al pubblico «dai 2 ai 90 anni» come racconta la vicedirettrice Laura Susan Bozzetti. «Da noi c'è spazio per tutti, organizziamo eventi, dibattiti, mostre, presentazioni di libri e laboratori per bambini. Una volta al mese dedichiamo un pomeriggio alla scoperta delle fiabe. Ieri è stata la volta di Frozen». A dimostrazione dell'affetto che i milanesi ma non solo hanno per questa istituzione, unica nel suo genere, si contano le 3.000 firme in calce alla petizione on line lanciata «per permettere al Museo di proseguire nella sua attività, di accogliere appassionati da tutta Milano e da tutta Italia, di continuare ad essere un punto di riferimento nonchè un luogo di incontro per tutti noi».

Non solo il comitato di cittadini Greco 2.0 si è mosso per cercare di trovare una sede alternativa per il museo ospitato in uno spazio che ora i proprietari reclamano, individuato nell'ex mercato del pesce di via Sammartini 73. Un tempo utilizzato come sede per un centro anziani del comune, attualmente è chiuso. Per poter assegnare spazi demaniali, serve però un bando pubblico. In questo senso si è mossa anche la consigliera comunale Silvia Sardone che ha presentato un'interrogazione. «Per il fabbricato di via Sammartini - la replica del Comune - sono state formulate diverse ipotesi di interventi di valorizzazione nel corso dello scorso mandato, che non hanno però raggiunto un livello di definizione sufficiente all'emissione di un bando pubblico».

Intanto domani i rappresentanti di fermo Immagine incontreranno l'assessore Del Corno. Sabato il canto del cigno: l'ultimo evento dedicato al cinema horror con il regista Ruggero Deodato.

MBr

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