Cronaca locale

«Il cielo è un grande spettacolo e la passione per gli astri cresce Sono 130mila visitatori l'anno»

Il Conservatore della «volta» ai Giardini Montanelli: «Dai noi conferenze a tema come quella su Marte»

Luca Pavanel

Aspettando la notte di San Lorenzo, un colloquio con il Conservatore del Planetario di Milano Fabio Peri, 55 anni, milanese, astrofisico e pianista, anche ex atleta: «Uno spettacolo poter guardare il cielo stellato, anche se non è sempre facile a causa dell'inquinamento luminoso - attacca il professore - Quando l'astronomia aiuta, come l'evento di questi giorni, la mia speranza è che comunque tutti guardino un pochino in alto. Bisogna riscoprire questo patrimonio che ci accompagna da sempre».

Dopo la luna rossa anche la notte di San Lorenzo fa uno spot per il Planetario...

«In qualche modo sì. Tutti gli eventi celesti ci danno una mano a portare avanti la missione che abbiamo, quella di far appassionare agli astri».

La vostra missione di divulgazione è a tempo pieno, siete aperti anche tutto questo mese?

«Saremo chiusi solo la settimana di Ferragosto, ma poi ci saranno iniziative di giorno e anche di sera».

Vuole ricordare qualche iniziativa di questo periodo?

«Per chi non potrà andare in alta montagna, dove si hanno maggiori possibilità di osservazione, noi facciamo appunto una serie di incontri legati alle stelle cadenti per spingere la gente almeno a sapere che cosa sono. Poi ci sono delle conferenze a tema, come quella che abbiamo fatto su Marte».

A proposito di Marte, che cosa ne pensa del lago scoperto sotto la sua superficie?

«Non si può escludere che nelle profondità di questo pianeta sia rimasto un eco-sistema, magari chissà con forme di vita cellulari. Sarà tutto da vedere anche se non sarà di certo facile».

Un primo passo per dire che la «vita fuori dalla Terra potrebbe esistere» oppure no?

«Beh, questo ancora non si può dire. Posti dove la vita potrebbe esserci ne sono stati individuati. Si pensi a Europa, uno dei satelliti di Giove. Ci sono altri luoghi dove sappiamo che c'è un oceano d'acqua sotterraneo. Ma mancano le prove per dire che la vita c'è, c'è stata, la scoperta di un batterio fossile sulla superficie. Il ritrovamento su Marte dà un vantaggio enorme per gli studi, il pianeta è più vicino di altri, più facile arrivarci».

Tematiche affascinanti: come e quanto seguono i milanesi?

«In questo momento il legame con Milano si può sintetizzare con una cifra, 130mila persone all'anno. Le scuole con gli alunni sono sempre numerose. Ma col tempo le cose sono cambiate. Negli ultimi anni si è molto sviluppata l'attività per il pubblico, molte le famiglie il sabato e la domenica, tanti giovani e appassionati. Ora il pubblico è a quota 60%, ha superato la presenza complessiva degli studenti. Sono cresciuti i cultori della materia, in generale l'interesse per l'astronomia».

Negli anni Settanta c'erano i professori Cavedon e Potenza, le loro belle lezioni...

«Sì, è vero. Il professor Potenza ha cominciato a introdurre l'astrofisica al Planetario e da lì è stata una escalation continua di appassionati».

Il Planetario insomma, una lunga storia: pagine della seconda guerra mondiale?

«C'è stato un periodo di chiusura. Il Planetario, che dipende dall'assessorato alla Cultura del Comune di Milano. ai tempi è stato smontato e nascosto per evitare le bombe. I suoi pezzi sono stati nascosti in una chiesa a Limbiate. Finito il conflitto è arrivata la riapertura.

E già alla fine degli anni Quaranta la struttura era di nuovo in attività».

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