Cronaca locale

Bambini in fuga dalle scuole ghetto

Alla Damiano Chiesa 70% di bimbi extracomunitari De Chirico: «Istituiamo quote stranieri per ripopolarle»

Bambini in fuga dalle scuole ghetto

Il settanta per cento dei bambini iscritti alla scuola primaria Damiano Chiesa di via Antonini, in zona Ripamonti è straniero «di cui un'elevata componente non è italofona».
L'abolizione del criterio di bacino di utenza per l'iscrizione alla scuola primaria «ha dato origine ad un fenomeno di migrazione di un numero considerevole di studenti italiani verso altri istituti limitrofi nei quali può essere riscontrato un livello di istruzione migliore anche legato al ridotto tasso di alunni non italofoni» il testo dell'interrogazione presentata a Palazzo Marino dal consigliere comunale di Forza Italia Alessandro De Chirico. «Osservato che, come si evince dallo stesso rapporto di Autovalutazione compilato dall'istituto il 27 giugno 2018 alla voce «Inclusione» emergono diverse problematiche scaturite dall'inserimento di un numero di studenti non italofoni che rischia di risultare incompatibile alla realizzazione dei normali livelli di istruzione» chiede al sindaco e all'assessore all'Istruzione Laura Galimberti l'inserimento delle quote stranieri per classi per tentare di porre un freno al fenomeno dell'abbandono degli alunni italiani della scuola elementare Damiano Chiesa».

E non solo, viene da dire considerando che il 20 per cento dei bambini iscritti alle elementari è straniero, 10.871 in numero assoluto su 55mila, secondo i dati Anasco (Anagrafe scolastica del Comune) del 2015-16. Nel dettaglio tre quarti della popolazione scolastica straniera è nata in Italia, mentre il 25 per cento è costituito da bambini nati nel paese d'origine (Filippine, Egitto, Cina le tre nazionalità più presenti) e successivamente trasferitisi in città. Per quanto riguarda la primaria di primo grado la percentuale non si discosta molto: parliamo del 18 per cento di ragazzi senza cittadinanza italiana o di paesi nona forte impatto migratorio.

Secondo lo studio «White flight a Milano. La segregazione sociale ed etnica nelle scuole dell'obbligo» curato da Carolina Pacchi, professore associato in Tecnica e Pianificazione urbanistica e Costanzo Ranci, ordinario di Sociologia economica del Politecnico gli stranieri si concentrano principalmente in 25 bacini urbani, dove superano quota 30 per cento, con punte del 40 per cento in dodici bacini. Tradotto: via Padova, Comasina e Quarto Oggiaro, Mac Mahon e Dergano, San Siro, Giambellino - Tirana, Gratosoglio e Ponte Lambro i principali. Così si attesta sul 56 per cento la quota di famiglie milanesi che iscrive i propri figli a scuole non di bacino.

Diversi gli ordini problemi: nella primaria Damiano Chiesa per esempio, solo 5 classi su 32 sono utilizzate con conseguente spreco di risorse. «Il corpo docente è ottimo e i bambini escono preparati dalla quinta - spiega un genitore - però l'alto tasso di concentrazione di alunni stranieri fa sì che sulla scuola incomba una cattiva fama e che quindi le famiglie del quartiere non iscrivano qui i figli». Questo significa anche in termini pratici non potere usufruire di alcuni servizi, come il prescuola o il doposcuola perché non è stato richiesto da un numero minimo di genitori. In altri casi, invece, come la scuola Cadorna, Calasanzio e Negri in zona San Siro, sembra che ancora non sia stata nominata l'insegnante di italiano perché le maestre hanno molte resistenze ad andare in queste scuole di frontiera.

«Diverse le azioni che le istituzioni possono mettere in campo per ristabilire un equilibrio - spiega l'assessore Galimberti - da interventi di Edilizia scolastica, che rendano le scuole luoghi piacevoli, alla promozione di reti di scuole che tengano insieme strutture più capaci di progettare, proporre, attirare fondi per creare un effetto traino con realtà più in difficoltà».

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