Cronaca locale

Consegnata l'area ex Falck ma appalto e opere bloccate

Regione e Città metropolitana ricevono la superficie Impregilo impugna la gara, il Consiglio di Stato frena

Luca Fazzo

Il buco è enorme. Il buco più grosso che il vostro cronista abbia mai visto, va dal cuore dell'area Falck fino - laggiù, a perdita d'occhio - a ridosso della stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni. Ma più enorme del buco è la follia burocratica. Leggi e codici prevedono che adesso il buco andrà riempito per poi essere di nuovo scavato. L'area della vecchia acciaieria è stata bonificata, ma le norme prevedono che venga consegnata «tombata», ovvero tutta raso terra. E amen se per farlo si consumeranno milioni di metri di altra terra scavata chissà dove, che verrà portata qui e poi di nuovo scavata per realizzare le fondamenta della Città della salute.

Ieri, l'area ripulita viene consegnata dai suoi ex padroni, ovvero la Milanosesto di Davide Bizzi, a quelli nuovi: Comune di Sesto, Regione, Città metropolitana. Il sindaco metropolitano Beppe Sala ringrazia - al pari della sestese Monica Chittò e del governatore Roberto Maroni - glissando amabilmente sul fatto che il suo predecessore Giuliano Pisapia si batté strenuamente perché il superpolo di cura del cancro si facesse altrove, cioè a Milano. Ma vinse l'insolita alleanza tra la rossa Sesto e la Regione verdeazzurra, venne scelta l'area della Falck, il progetto è partito e ha marciato. In otto mesi le ruspe di Bizzi hanno ripulito tutto, dove c'erano macerie e sterpi si è creata la grande buca, da ieri l'area da privata è pubblica. E adesso, ovviamente, rischiano di iniziare i dolori.

Dolori: perché tutto sarebbe pronto per aprire il cantiere, mezzo miliardo di spesa per il più grande polo di cura e ricerca oncologica d'Italia, ma i lavori non possono cominciare perché il Consiglio di Stato ha fatto saltare la gara d'appalto di Infrastrutture Lombarde vinta da Condotte d'Acqua e impugnata da Impregilo. Ieri, elmetto da cantiere in testa, Bobo Maroni spiega che la situazione non è poi tragica perché gli avvocati della Regione hanno steso un parere secondo cui non è necessario rifare l'appalto. «La sentenza non ha stabilito che dovesse vincere Impregilo, ha solo contestato alcuni meccanismi dell'assegnazione. Ma anche con gli aggiustamenti dettati dalla sentenza il vincitore è sempre lo stesso, quindi non serve rifare la gara». Però bisognerà vedere se il vincitore se la sentirà di cominciare a lavorare sapendo che anche il nuovo provvedimento della Regione potrebbe venire impugnato davanti al Tar: «Perché questo - allarga le braccia Maroni - è il paese dei ricorsi al Tar».

Il clima generale ieri era comunque di ottimismo se non di entusiasmo. Il ministro dell'ambiente Galletti spiega che lui di «siti di interesse nazionale», ovvero di rogne come la Falck, deve gestirne cinquanta, «questa era la più vasta e la più inquinata», e se in otto mesi è stata ripulita «questa giornata la intitolerei Allora si può fare». Qui arriveranno l'Istituto dei tumori e il Besta, ma non solo: in seconda fila c'è Livia Pomodoro, consigliere dell'università della Bicocca, e spiega che il progetto è di creare qui una scuola di specialità post laurea in oncologia insieme alla Statale. Maroni aggiunge che altri quindici milioni finanzieranno sull'area progetti innovativi legati anch'essi alla cura dei tumori.

Tutto questo viene illustrato sotto le grandi tettoie d'acciaio del T3 e del treno laminatoio, i reparti dell'acciaieria che per un secolo sfornarono tonnellate di metallo fuso, e che continueranno a svettare anche sull'area recuperata, sul grande nuovo quartiere che sorgerà tutto intorno. Ma il primo pezzo sarà la Città della salute.

«E poiché voglio vederla finita - dice Maroni - mi toccherà ricandidarmi alle elezioni: sperando che mi rieleggano».

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