Cronaca locale

Copre il manifesto anti-aborto: l'associazione pro-life denuncia la ginecologa

"Ora et labora in difesa della vita" annuncia che presenterà una denuncia in Questura contro la ginecologa Alessandra Kustermann, tra le promotrici del ritrovo di "Donne democratiche"

Copre il manifesto anti-aborto: l'associazione pro-life denuncia la ginecologa

Si sono radunate davanti alla clinica Mangiagalli e hanno coperto con un drappo giallo il manifesto anti-aborto della onlus Pro Vita. Protagoniste le "Donne democratiche" di Milano, rete di iscritte e simpatizzanti del PD Milano che, si legge sulla pagina Facebook del gruppo, "lavorano per promuovere battaglie politiche per le pari opportunità".

Ma in città è polemica sulla campagna che ha portato allo scontro tra movimento anti-abortista e gruppi che difendono l'interruzione di gravidanza. Tutto è partito la scorsa settimana: davanti alla Mangiagalli, clinica tra le più frequentate dalle donne che decidono di abortire, spunta un manifesto con la radiografia di un feto e la scritta: "Non fermare il suo cuore. Avrà il tuo sguardo, il tuo cuore e sarà coraggioso, perché tu lo sei". I movimenti pro life esultano per l'iniziativa mentre i sostenitori della legge 194 insorgono, chiedendo al comune di Milano chi abbia autorizzatto l'affissione. Poi, nella serata di lunedì 3 febbraio, il presidio delle "Donne democratiche" e la copertura del cartello.

L'ultima tappa, in ordine di tempo, nella mattinata del 4 febbraio: l'associazione "Ora et labora in difesa della vita" annuncia che presenterà una denuncia in Questura contro la ginecologa Alessandra Kustermann, tra le promotrici del ritrovo di "Donne democratiche". Kustermann è un volto noto in città per le sue battaglie sui diritti delle donne ed è stata anche premiata, nel 2010, con l'Ambrogino d'Oro.

"La dottoressa Kustermann ha leso il diritto alla libera espressione e al libero pensiero" - spiega all'agenzia Agi Giorgio Celsi, presidente di Pro Vita e vicino a "Ora et labora". "Abbiamo pagato un'agenzia per affiggere il cartello, che poi ha mostrato il progetto al Comune. Abbiamo versato 1800 euro per quattro mesi". La ginecologa aveva spiegato al

shtml?refresh_ce" data-ga4-click-event-target="external" target="_blank" rel="noopener">Corriere della Sera il motivo del presidio delle "Donne democratiche": "Non possiamo permettere che le donne arrivino in sala operatoria portando con loro anche la crudeltà di messaggi e immagini così".

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