Cronaca locale

Di corsa al parco spingendo il passeggino Dagli Usa la «stroller run» diventa moda

Claudia col bimbo al Parco Lambro: «La carrozzina? Attrezzo da fitness»

Nino Materi

Chi corre in un parco conosce bene la sensazione che si prova quando lui, procedendo a un'andatura più veloce, ti sorpassa senza pietà. E, a volte, anche con un certo sprezzo per il tuo «andamento lento».

È in quel preciso istante - l'istante cioè in cui vieni distanziato di dieci metri in una manciata di due secondi - che ci si comincia a fare domande imbarazzanti. Del tipo: ma siamo noi troppo lumache o è lui (sempre lo stramaledettissimo lui di prima) che è troppo gazzella?

E poi: lui quanti anni (sottinteso, «più di noi») avrà? Tutto diventa però diventa ancor più complicato quando a sfrecciarci accanto, facendoci mangiare la polvere, non è un lui, ma una lei che spinge un carrozzino con bimbo a bordo. Sì, insomma, una mamma runner elegantissima nel suo completino celeste e in perfetta forma.

Lei marcia alla grande e starle dietro non è facile. Anzi, è impossibile. E tanto riusciamo ad «agganciarla» solo perché lei decide di fermarsi un attimo nel cuore del Parco Lambro per far tirare due calci al pallone al suo piccolo Ale, come si chiama il bimbo trasportato sul carrozzino dall'atletica signora.

Ci facciamo coraggio e le chiediamo: «Scusi la curiosità, ma fa running sempre insieme al suo baby?».

«Sempre. Inoltre utilizzo il passeggino come attrezzo per una serie di esercizi ginnici», risponde lei, gentile e disponibile.

Scopriamo così che la mamma con le ali ai piedi si chiama Claudia e lavora in Svizzera.

«Vengo spesso in città per far visita ai miei genitori - ci racconta -. Ma anche qui il richiamo della corsa è troppo forte. E il parco Lambro è ideale per chi, come me, marcia spingendo un carrozzino. Qui non ci sono auto e ci si sente sicuri».

Ma la testimonianza di Claudia è importante perché grazie a lei abbiamo conosciuto il mondo - che finora ci era ignoto - dello stroller running; tradotto: corsa col passeggino (regolarmente equipaggiato di bambino, ovviamente). Bambino che si gode il panorama, trasportato «su gomma» e molto divertito dalla madre che da dietro fa girare le ruote a una velocità variabile in base alla potenza dell'energia materna-motoria.

Una vera e propria disciplina sportiva che, nata negli Usa, da qualche tempo ha preso piede (e mai termine fu più appropriato) anche in Italia. E soprattutto a Milano. Con tanto di gare agonistiche e immancabili dibattiti social. A settembre 2017, ad esempio, è nato il sito babyrun.it, fino ad allora utilizzato principalmente per promuovere la prima corsa riservata agli stroller runner svoltasi l'anno scorso a Torino e che poi si è trasformato nel primo portale italiano dedicato allo stroller moving: cioè a «tutte quelle attività di movimento a bassa, media ed alta intensità che si possono svolgere con il bimbo in passeggino». Parola di «strollerunnerologo».

Nel suddetto sito grande spazio anche per notizie di attualità, interviste esclusive, schede tecniche, tutorial di allenamento, e i contributi di sei «testimonial nazionali del progetto-Babyrun»: la «fitness e lifestyle coach», Giovanna Ventura; la «personal trainer» Beatrice Barbieri; la «sport blogger», Silvia Segala; la «outdoor mom blogger», Linda Recchia; la «stroller runner», Barbara Sturaro; e, come «guest star» in esclusiva per l'Italia, la statunitense Theresa Marie Pitts, detentrice di tre Guinness World Record (due in mezza maratona e uno in maratona) spingendo un passeggino triplo. Ma sarebbe un errore pensare che nella grande famiglia degli «stroller runner» ci sia posto solo per le mamme: moltissimi sono infatti anche i papà (non sia mai che le loro mogli si siano date al calcetto...). Intanto la nostra amica Claudia per ora continua a correre in compagnia solo del suo Ale, «ma presto vorrei avere un altro figlio», ci confessa.

Un passeggino doppio sarebbe un regalo graditissimo.

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